Libertà vigilata. Recensione del libro di Elena Loewenthal

Libertà vigilata. Perché le donne sono diverse dagli uomini (Nave di Teseo) è un piccolo saggio. Lungo 60 pagine, il libro parte da un fatto: alle donne è stata data una sorta di libertà vigilata, ovvero sono stati concessi loro molti diritti individuali ma queste concessioni sono sottoposte al controllo di un sistema ancora fortemente maschilista.

L’autrice del volume si chiama Elena Loewenthal. Classe 1960, nata a Torino, Loewenthal è una scrittrice italiana e una traduttrice di testi dall’ebraico all’italiano. Ed è proprio sulla Lingua che l’autrice di Libertà Vigilata indugia per dirci che, quando ci si riferisce alle donne, si usano parole che limitano, ingabbiano, a volte mortificano.

Pensiamo al maschile generico, usato in italiano per riferirsi ad entrambi i sessi oppure all’articolo determinativo femminile che si mette davanti ai cognomi delle donne che rivestono una carica pubblica. Come per sottolineare che “di femmina si tratta”. O ancora…riflettiamo anche sul fatto che spesso queste personalità femminili autorevoli vengono addirittura chiamate per nome come se fossero delle amiche con le quali si ha una lunga confidenza. Irrispettoso, non trovate?

A come usiamo le parole, ci dice Elena Loewenthal, è importante prestare attenzione ma non basta se non c’è la volontà intrinseca e reale (non obbligata) di plasmare e modificare il nostro linguaggio per renderlo più inclusivo. Certo, le Lingue si modificano molto lentamente, ci vuole tempo e pazienza. Bisogna tuttavia tener presente che le parole non sono solo fonemi. I termini sono significati che definiscono il significante.

Elena Loewenthal nel suo saggio si spinge oltre, parlando soprattutto di quegli atteggiamenti limitanti per le donne e accenna alla parità che è differente dall’uguaglianza. Donne e uomini sono differenti, quindi non uguali, ma ciò non significa che debbano avere trattamenti diversi.

Ad ogni modo per avvalorare la tesi che la libertà delle donne sia controllata dal sistema, la scrittrice torinese fa due esempi molto calzanti. Ci parla dell’attrice Frances McDormand che alla cerimonia degli Oscar 2021 si presentò spettinata. Il giorno successivo, anziché del prestigioso riconoscimento che l’attrice aveva ricevuto per la terza volta (unica donna ad aver ricevuto l’Oscar come migliore attrice protagonista per tre volte), sui social e sui media si parlò della capigliatura di McDormand.

L’altro esempio riguarda Ursula von der Leyen, presidente della commissione europea, che durante la visita ufficiale in Turchia fu fatta sedere da Erdogan su un divano, anziché sulla sedia che le spettava di diritto. von der Leyen si sedette visibilmente imbarazzata per poi fare un discorso al Parlamento Europeo (in un luogo sicuro e protetto) che resterà negli annali ma che conferma, sempre secondo l’autrice del libro che stiamo recensendo, che la libertà femminile sia davvero vigilata. Secondo Loewenthal, infatti, sarebbe stato rivoluzionario che von der Leyen alzasse i tacchi e tornasse a casa dalla porta da cui era entrata.

Insomma, Libertà vigilata è un libro che offre più spunti di riflessione sulla condizione della donna in Occidente. Certo, è solo un punto di partenza perché per lunghezza e contenuto il saggio non è esaustivo e per certi versi è anche confusionario. Di conseguenza non è adatto a chi conosce bene la materia; è più indicato invece per i neofiti. La recensione è stata scritta da Maria Ianniciello

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