Maid, nella serie tv di Netflix il viaggio dell’eroina. Recensione

Guardando l’ultimo episodio della serie tv di Netflix Maid, ho ripensato al libro Eroine (Tlon), nel quale la critica televisiva Marina Pierri esamina diversi personaggi femminili delle serie con un punto di vista psicoanalitico e femminista. Così come accade per l’eroe anche l’eroina compie un viaggio (non necessariamente lineare) che la conduce alla riscoperta del Sé tramite il processo di individuazione teorizzato da Carl Gustav Jung. In cosa consiste il percorso ce lo spiega molto bene Pierri facendo riferimento anche agli studi di Maureen Murdock che scrive di un tragitto tutto al femminile realizzato in dieci tappe. Un percorso che ogni donna è chiamata a compiere.

Maid recensione

Maid: recensione della serie tv di Netflix

La protagonista di Maid intraprende, tra sconfitte e piccole vittorie, ricadute e amare scoperte, un percorso che la conduce a superare i condizionamenti per riacquisire non solo l’autostima persa ma anche abilità soppresse da un sistema patriarcale e misogino. Alex è appunto un’eroina dei nostri giorni.

Partendo dal memoir di Stephanie Land (lo trovi qui), Molly Smith Metzler crea una serie televisiva dal grande impatto emotivo, che appassiona, coinvolge e rende Alex una di noi. Margaret Qualley dà le sembianze ad un personaggio particolareggiato, senza renderlo mai una vittima. La serie affronta infatti il tema della violenza sulle donne, in particolare si occupa di abuso emotivo uscendo però dagli stereotipi e mostrandoci il volto più contraddittorio dell’umanità. Qui i comportamenti umani sono ricchi di sfumature perché nulla è bianco o nero nella realtà. E quindi Sean (Nick Robinson), pur assumendo le caratteristiche del carnefice, non perde la propria umanità perché i suoi atteggiamenti violenti nascondono soprusi che egli stesso ha subito proprio da chi avrebbe dovuto prendersi cura di lui.

La donna? In Maid ancora una proprietà del patriarca

Sean è il compagno di Alex. Quando si ubriaca, diventa irascibile e priva la protagonista della libertà. In un rapporto sano, difatti, entrambi i partners sono liberi di esprimersi, di agire nel rispetto dei propri e degli altrui confini, e soprattutto di manifestare vocazione e talenti. Ma può capitare che uno dei due, in genere l’uomo, tratti l’altro come se fosse una proprietà, qualcosa da possedere, da alienare, da oltraggiare e controllare. Ed è quello che fa Sean abusando di Alex emotivamente. La ragazza, impossibilitata a manifestare il proprio Sé, decide finalmente di andarsene di casa. Lo fa di notte senza pensare alle conseguenze. Il suo viaggio è iniziato alla nascita ma è, uscendo dal ruolo di vittima (difatti le ‘abusate’ vengono chiamate ‘sopravvissute’), che la protagonista comincia davvero a vivere. Un passo per volta.

La miniserie Maid racconta in dieci episodi la storia di una madre single che lascia il compagno alcolista. Senza un tetto e con qualche spicciolo in tasca, Alex dovrà cavarsela da sola.

Tra pulizie domestiche e corse dalla madre artista, tra incomprensioni col padre (che a sua vota è stato alcolista e violento) e ripensamenti su Sean, l’eroina di Maid troverà la sua strada? Per scoprirlo non vi resta che guardare la serie su Netflix. (La recensione di Maid è stata scritta da Maria Ianniciello, segui la giornalista su Instagram)

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