Madeline Miller, Circe: recensione del romanzo

Si può vivere da mortali rinunciando alla pretesa di essere divini?  Secondo Madeline Miller, è possibile a patto che si accettino le sofferenze e le inquietudini della mortalità, compresa l’insicurezza scaturita dalla paura che tutto potrebbe finire da un momento all’altro per sé e per i propri cari. La scrittrice americana nel suo più recente romanzo, Circe (Marsilio), fornisce una risposta relativamente femminista a quesiti esistenziali che non hanno tempo.

Circe: recensione e trama

Rielaborando il mito della Maga Circe, l’autrice si occupa della doppia natura del femminile dando alla dea una voce tutta sua che diventa sempre più forte, più coraggiosa e più audace man mano che si procede con la lettura.

Circe, che è figlia di Elios e della ninfa Perseide, racconta la propria versione della sua storia personale partendo dall’infanzia e dal primo tradimento subìto ad opera di un mortale che le diete il coraggio di mettere in pratica le sue doti divine facendo diventare la ninfa Scilla un inquietante mostro marino che divorava gli umani al loro passaggio. E per questa metamorfosi Circe venne confinata da Zeus su un’isola deserta.

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La maga narra poi la vicenda di Arianna e Teseo e quindi del Minotauro e di come lei riuscì ad aiutare Dedalo alla corte di Minosse a far nascere il mostro e poi a chiuderlo nel labirinto. Ci fa rivivere inoltre le sorti tragiche di Medea – che fu ingannata da Giasone – e ci fornisce un’altra immagine di Odisseo, di Penelope, di Telemaco e di Telegono, il figlio avuto proprio da Ulisse quando quest’ultimo era sull’isola di Eea.

Trovi qui il romanzo ‘Circe’

Ci spiega anche che cosa la spinse a trasformare in maiali i marinai che approdavano sull’isola e ci rende partecipe del suo dolore. Ci dice infine, tra le righe, che per vivere appieno bisogna imparare a lasciare andare ciò che riteniamo sia nostro per diritto. Di conseguenza sostiene che tutto ciò che abbiamo generato, compreso i figli, non ci appartiene.

Un romanzo femminista?

Madeline Miller scrive un romanzo avvincente che tocca le corde del cuore rievocando un femminile che è stato soppresso ed esiliato. Un femminile che conosce le arti e le piante magiche, che sa trasformare e plasmare, un femminile che si nasconde nell’ombra ma che continua a rendere omaggio alla terra e appare nei cuori delle donne quando meno se lo aspettano.

Circe, come Cassandra e come Malefica, è la strega a cui non riusciamo a dare spazio perché la sua ferita è così profonda e il suo canto così doloroso che soltanto rievocarne le sorti fa troppo male. La recensione di Circe è stata scritta da Maria Ianniciello

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