The Last Duel: il film femminista di Ridley Scott

Ridley Scott torna alla Grande Storia e sceglie, come ne Il gladiatore (1999), un aneddoto privato per descrivere eventi che finiscono col diventare pubblici. In The Last Duel il regista di Thelma & Louise (1991) si sposta in un periodo inedito, per la sua macchina da presa, ovvero nella Francia del 1300, narrando al contempo una vicenda dai risvolti femministi.

Recensione del film di Ridley Scott

Nonostante il contesto (dai costumi alle scenografie) sia stato creato con una certa attendibilità e veridicità storica, la vicenda raccontata in questo film è stata chiaramente adattata ai nostri tempi, proprio per farci comprendere come le nostre categorie mentali si siano sviluppate nel tempo dando luogo ad una sorta di forma mentis ibrida e limitante per le donne che affiora nell’inconscio collettivo odierno.

The Last Duel indugia, difatti, sul volto più cruento del patriarcato che, con le sue forme di potere tipicamente gerarchiche, traeva forza e rimaneva in piedi attraverso il possesso di cose, persone e animali. Tutto ruotava intorno alla proprietà privata e ai figli, rigorosamente maschi, che l’avrebbero ereditata. Dunque, non era ammesso l’adulterio apparentemente per motivi religiosi, in realtà la motivazione era sempre di natura economica.

Non c’erano test del Dna che attestassero la paternità dei nascituri, quindi castrare le donne, nel corpo come nell’anima, per evitare eventuali adulteri era un dovere morale. I bambini nati sani erano poi rari, perché la mortalità infantile, senza le cure mediche moderne, era molto elevata. In un contesto del genera la donna era considerata sia un utero, un po’ come ne ‘Il racconto dell’Ancella’ di Margaret Atwood, sia un oggetto del desiderio. Le donne erano proprietà prima del padre e poi del consorte, dunque non avevano nessun diritto. Ridley Scott indugia su questo aspetto ma con la lente d’ingrandimento contemporanea.

The Last Duel trama

The Last duel: trama

Il cineasta dà allo spettatore e alla spettatrice la possibilità di calarsi nei panni dei protagonisti di questa storia molto particolare proponendo, così, tre punti di vista. Il primo è quello di Jean de Carrouges (Matt Damon), un cavaliere che lotta per farsi una posizione. Il secondo è quello di Jacques Le Gris (Adam Driver), un uomo molto stimato a corte. Il terzo è quello di Marguerite de Carrouges (Jodie Comer).

Jean e Jacques da amici diventano acerrimi nemici a causa della sete di ambizione di entrambi. Le cose si complicano quando Marguerite, la bellissima consorte di Jean, accusa Jacques di stupro. Tre sguardi, dunque, molto diversi tra loro ci danno tre diverse prospettive differenti. Da premettere che Marguerite era un’eroina realmente esistita, la quale rischiò la propria vita pur di far emergere, in un ambiente misogino e violento, la verità.

The Last Duel instilla in tutti noi il beneficio del dubbio fino a quando il regista e gli sceneggiatori non scoprono le carte, rivelandoci una verità che ci farà riflettere anche sul nostro stesso modo di intendere il potere. Dal punto di vista stilistico ed intellettuale il lavoro di Scott è encomiabile, lo è meno sotto il profilo emotivo perché rabbia e indignazione sono come congelate. Forse perché si è preferito dare priorità alla forma anziché alla varietà di emozioni che una vicenda così forte avrebbe potuto suscitare in noi.

Notizie aggiuntive

Nel cast del film c’è anche Ben Affleck nel ruolo di Pierre d’Alencon. La sceneggiatura è stata scritta da Matt Damon, Ben Affleck e Nicole Holofcener. Il film si basa sul libro di Eric Jager (lo trovi qui).

La recensione è stata scritta da Maria Ianniciello, segui l’autrice su Instagram

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