L’ultima lettera d’amore, il romantic movie è su Netflix

L’ultima lettera d’amore: trama e recensione

L'ultima lettera d'amore trama

L’ultima lettera d’amore è tra i film più visti su Netflix nell’ultimo periodo. Complice il cast di spessore e una storia d’amore senza tempo, la pellicola riesce a far presa dal primo all’ultimo minuto, anche senza brillare per inventiva e rimanendo in qualche modo sempre in superficie dal punto di vista emozionale.

Il film è costruito su più piani temporali che si intersecano, un po’ come accade ne Le pagine della nostra vita (2004) e in altre pellicole del genere Romantic Movie.

In questo nuovo lungometraggio si usa l’espediente dell’epistola, un po’ come in Letters to Juliet (2010), per andare indietro e avanti nel tempo. A unire la tela temporale è una giornalista che rievoca per certi versi Theresa Osborn de Le parole che non ti ho detto (1999).

Felicity Jones è infatti in questo nuovo film Elli, una reporter che trova accidentalmente una lettera del 1965. Man mano che la ragazza risale al mittente e alla destinataria di quelle travolgenti parole d’amore, la storia prende forma e conosciamo così Jennifer Stirling (Shailene Woodley) che ha perso la memoria in un incidente e che è sposata con un ricco e glaciale uomo d’affari (Joe Alwyn)

 La signora Stirling purtroppo del passionale rapporto fedifrago con il giornalista Anthony O’Hare (Callum Turner) non ricorda più nulla. E, man mano che le due protagoniste, Elli e Jennifer, ricompongono il puzzle, anche lo spettatore viene a conoscenza dell’intera vicenda.

L'ultima lettera d'amore trama

Diretto da Augustine Frizzell, L’ultima lettera d’amore è idoneo per spettatori poco pretenziosi che vogliono passare una serata piacevole attraverso una storia comunque godibile per la sua semplicità.

Del film, che non brilla particolarmente per la sceneggiatura né per la regia, mi hanno invece colpito la scenografia, la fotografia e i costumi. Jennifer veste in maniera impeccabile, la fotografia è luminosa nei contesti esterni e anche nelle scene più buie non perde di incisività. La scenografia, invece, ricrea bene l’ambientazione degli anni Sessanta del secolo scorso, dal mobilio alle automobili e alla stazione ferroviaria tutto è perfetto. Cosa altro aggiungere? Il soggetto di questa pellicola è il romanzo omonimo di Jojo Moyes che trovate qui.

Questa recensione è stata scritta da Maria Ianniciello, seguila su Instagram

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto