The Father: ecco perché è davvero un film da Oscar

Al Cinema è uscito The Father – Nulla è come sembra, il film per cui Anthony Hopkins ha ricevuto il secondo Premio Oscar. L’attore gallese e naturalizzato americano veste i panni in questo lungometraggio di un uomo anziano che si aggira tra le mura di un appartamento alternando momenti di euforia a stati d’animo ambivalenti causati da un intenso spaesamento.

The Father: spiegazione del film (no spoiler)

 Anthony, così si chiama il protagonista di The Father, soffre di demenza senile. La sua mania è l’orologio, lo cerca senza sosta, chiede l’ora ai familiari – che nella sua mente confusa cambiano sembianze continuamente – e più volte pensa che la badante e il genero glielo abbiano derubato. Il tempo, dunque.  Un tempo che non può essere contenuto né circoscritto da una lancetta, soprattutto quando il cervello scambia la notte per il giorno, la cena per la colazione, un’infermiera per una figlia.

L’orologio diventa così un monito per lo spettatore e insieme una presenza rassicurante per Anthony che chiede inoltre, spesso, della secondogenita Lucy, mentre l’altra figlia (Olivia Colman) lo guarda triste e sconsolata.

The Father, entrando nei labirinti di una mente confusa, provoca nello spettatore disorientamento e per questo è una pellicola che tenta, riuscendoci, di abbassare ogni tentativo di controllo in chi guarda creando uno stato di profonda empatia tra lo spettatore e il protagonista. La demenza diventa dunque più comprensibile e alla fine ci si chiede cosa ne sarà di noi, figli di questo mondo ipertecnologico che ha messo da parte l’essenza per dare la priorità all’apparenza.

The Father spiegazione

La pellicola è una profonda riflessione sull’anzianità, sulla demenza senile, sul declino del patriarca e quindi anche sul ruolo del padre tradizionale in questa società contemporanea sempre più individualistica che ha annichilito il fascino dell’immanenza e il bisogno dell’essere umano di accudimento, a qualsiasi età e soprattutto in vecchiaia.

Il film, grazie alla innovativa sceneggiatura non originale di Christopher Hampton e Florian Zeller, rompe gli schemi anche mediante una fotografia essenziale e delle riprese (la regia è dello stesso Zeller) che stringono il campo creando una sensazione di chiusura, quasi claustrofobica, al contrario di quanto accade in Nomadland.

Infatti la pellicola è stata girata in spazi interni con pochissime immagini esterne, due al massimo. Nell’appartamento in cui si aggira un Anthony disorientato cambiano i dettagli di volta in volta e insieme i ruoli dei personaggi secondari che si alternano sulla scena. Ma è la figura intera del personaggio principale – che viene inquadrato in una cucina perfettamente ordinata – facendoci capire che è lui a definire il contesto tra apparizioni fantasmatiche e oggetti che scompaiono – che dà inizio ad una serie di colpi di scena, i quali ci fanno dubitare se ciò che vediamo e sentiamo corrisponda al vero.  

La natura – che è una presenza lontana, quasi inesistente e austera – ci appare nel finale sotto forma di foglie, che diventano il simbolo della caducità dell’esistenza. E così l’emotività prende il sopravvento in un pianto liberatorio e catartico. La pellicola è l’adattamento cinematografico della pièce teatrale Il padre del drammaturgo francese Florian Zeller ed ha ricevuto sei nominations agli Oscar concretizzatesi in due statuette, una al miglior attore protagonista, l’altra per la sceneggiatura originale. The Father è un film brillante, innovativo, potente e complesso. Recensione di Maria Ianniciello (Seguila su Instagram)

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