‘Chi è senza peccato – The dry’: un thriller ben fatto. Ecco perché

Chi è senza peccato – The dry: recensione e trama

Il sole accecante la fa da padrone nel thriller ‘Chi è senza peccato – The Dry’. E’ un sole che non gioca a nascondino dietro le nuvole cariche di pioggia. E’ un sole che arde, che brucia, che secca tutto ciò che incontra prosciugando laghi e fiumi, inaridendo così anche gli animi, un po’ come in Non è un Paese per vecchi (2007) o nei classici western americani.

L’atmosfera desolante di una cittadina australiana – che nel presente convive con il dramma della siccità – fa da sfondo alle vicissitudini umane creando un contrasto tra il bagliore esterno e le ombre che affliggono e inchiodano gli abitanti.

Da Melbourne arriva in questa città rovente Aaron Folk (Eric Bana), un eroe solitario, nato in questi luoghi, che cerca di risolvere, insieme ad un ingenuo poliziotto locale, i misteri di un efferato omicidio. Luke, amico di vecchia data di Aaron, prima di suicidarsi, ha ucciso la moglie Karen e il figlio, risparmiando invece il secondogenito, un neonato di pochi mesi. Eppure niente è come sembra. Il protagonista – che è anche un talentuoso detective – porta la luce nelle tenebre andando alla ricerca di prove e indizi. E, mentre scava nel presente, si ritrova faccia a faccia col suo passato che viene fatto conoscere al pubblico gradualmente mediante una serie di flashback costanti.  

Un film con una buona caratterizzazione dei personaggi

La macchina da presa di Robert Connolly entra nell’anima della città e insieme dei personaggi, con primi piani ad effetto e campi lunghissimi che definiscono l’ambientazione. La figura di Aaron appare, grazie alle riprese, in alcuni casi mastodontica come ad indicare una capacità di questo personaggio di ergersi sui fatti, andando oltre le apparenze con una ottima abilità di analisi. Eppure Aaron mostra più di una debolezza, nonostante il rigore morale.

‘Chi è senza peccato – The Dry’ non è un thriller a scatole cinesi, non confonde lo spettatore né fa leva sul sensazionalismo. Il finale è inaspettato e forse nelle ultime sequenze si accelera un po’ troppo, perché tutti i nodi vengono al pettine in un batter d’occhio. Insomma nel complesso The Dry è un film poco emotivo, molto celebrale, con una sceneggiatura ben scritta (il soggetto è il romanzo di Jane Harper) e una buona caratterizzazione dei personaggi, anche minori. (La recensione è stata scritta da Maria Ianniciello, segui la giornalista culturale su Instagram)

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Maria Ianniciello

Giornalista culturale. Podcaster. Scrivo di cultura dal 2008. Mi sono laureata in Lettere (vecchio ordinamento) nel 2005, con il massimo dei voti, presso l'Università di Roma Tor Vergata, discutendo una tesi in Storia contemporanea sulla Guerra del Vietnam vista dalla stampa cattolica italiana. Ho lavorato in redazioni e uffici stampa dell'Irpinia e del Sannio. Nel 2008 ho creato il portale culturaeculture.it, dove tuttora mi occupo di libri, film, serie tv e documentari con uno sguardo attento alle pari opportunità e ai temi sociali. Nel 2010 ho pubblicato un romanzo giovanile (scritto quando avevo 16 anni) sulla guerra del Vietnam dal titolo 'Conflitti'. Amo la Psicologia (disciplina molto importante e utile per una recensionista di romanzi, film e serie tv). Ho studiato presso l'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica il linguaggio del corpo mediante la Psicosomatica, diplomandomi nel 2018 in Naturopatia. Amo la natura, gli animali...le piante, la montagna, il mare. Cosa aggiungere? Sono sposata con Carmine e sono mamma del piccolo Emanuele

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