Il dramma della schizofrenia nel film ‘Quello che tu non vedi’

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono 24milioni le persone che soffrono di schizofrenia nel mondo, di queste 245mila sono in Italia. La schizofrenia è una patologia mentale cronica grave che si manifesta prevalentemente nel periodo adolescenziale. Le cause sembrano essere multifattoriali e sono sia genetiche che ambientali. I sintomi sono vari e vanno dalle allucinazioni ai deliri e alle manie. La persona, che ne è affetta, ha difficoltà a distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è.

quello che tu non vedi recensione

Quello che tu non vedi: recensione del film

La settima arte ha sollevato i suoi riflettori sulla schizofrenia donandoci pellicole dall’inestimabile valore e dal grande impatto emozionale, come per esempio A Beautiful Mind, con uno straordinario Russell Crowe. Quello che tu non vedi è invece un film molto più leggero che è adatto sia ai teenagers che ad un pubblico più adulto.

Il regista, Thor Freudenthal, usando i toni della commedia, ci racconta una storia drammatica di caduta e di rinascita. Il protagonista è Adam (Charlie Plummer), un adolescente che vede i suoi desideri sgretolarsi dopo la diagnosi di schizofrenia. Adam ama cucinare e, dopo il diploma, vuole diventare chef ma, in seguito a un crollo psicotico, viene espulso dalla scuola. Si iscrive così ad un istituto cattolico dove incontra Maya Arnez (Taylor Russell), una studentessa modello che gli fa da tutor, e padre Patrick (Andy Garcia), un parroco che lo aiuta nei momenti più bui, dandogli speranza e fiducia.

La solitudine annichilisce, l’amore rafforza

Quello che tu non vedi è un film molto innovativo, perché la macchina da presa conduce lo spettatore nella mente del protagonista per mostrare ciò che si prova quando le voci (così vengono chiamate le allucinazioni uditive) prendono il controllo limitando il campo di azione e il pensiero logico di queste persone. Il lungometraggio dice tra le righe che gli schizofrenici, grazie all’amore, possono condurre una vita normale. Ma la storia d’amore, pur essendo incisiva per la rinascita del protagonista, non è posta al centro della narrazione. Maya, che è un personaggio moderno ed interessante, non è la coprotagonista.

Cadute e risalite…

Il plot del film è semplice. Si segue il percorso di Adam che è fatto di cadute e risalite fino ad una presa di consapevolezza. La pellicola dimostra come la solitudine in questi casi annichilisca, a differenza dell’amore che rafforza l’autostima. La presenza di alcune figure importanti, come la madre – che insegna ad Adam a non identificarsi con la malattia –, aiutano il personaggio principale a superare le prove e gli ostacoli che si presentano periodicamente. E probabilmente non è un caso che la malattia sia esordita in Adam subito dopo l’abbandono del padre.

Gli spazi domestici però non sono sufficienti, perché è importante che la persona abbia delle passioni e una vita sociale attiva. E’ fondamentale perciò creare, anche per gli schizofrenici, una società inclusiva. Nel film inoltre vediamo che i medicinali spesso comportano dei gravi effetti collaterali, quindi non sono risolutivi e vanno integrati con la psicoanalisi.

Quello che tu non vedi ci offre dunque un interessante punto di vista sulla schizofrenia. La scenografia è accattivante, la fotografia è vivace e la regia segue l’Io narrante, con tratti compulsivi e momenti più pacati dando la percezione di quanto sia complesso il percorso di Adam che dovrà imparare non solo a convivere con la malattia ma anche ad accettarla e a non vergognarsene considerandosi diverso dagli altri. Voto: [usr 3,5]

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Maria Ianniciello

Giornalista culturale. Podcaster. Scrivo di cultura dal 2008. Mi sono laureata in Lettere (vecchio ordinamento) nel 2005, con il massimo dei voti, presso l'Università di Roma Tor Vergata, discutendo una tesi in Storia contemporanea sulla Guerra del Vietnam vista dalla stampa cattolica italiana. Ho lavorato in redazioni e uffici stampa dell'Irpinia e del Sannio. Nel 2008 ho creato il portale culturaeculture.it, dove tuttora mi occupo di libri, film, serie tv e documentari con uno sguardo attento alle pari opportunità e ai temi sociali. Nel 2010 ho pubblicato un romanzo giovanile (scritto quando avevo 16 anni) sulla guerra del Vietnam dal titolo 'Conflitti'. Amo la Psicologia (disciplina molto importante e utile per una recensionista di romanzi, film e serie tv). Ho studiato presso l'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica il linguaggio del corpo mediante la Psicosomatica, diplomandomi nel 2018 in Naturopatia. Amo la natura, gli animali...le piante, la montagna, il mare. Cosa aggiungere? Sono sposata con Carmine e sono mamma del piccolo Emanuele

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