L’ultimo Paradiso: recensione

Con lo sguardo rude e le unghie macchiate di terra, che vengono messe ancor più in risalto dalla pelle delle mani abbronzate, Riccardo Scamarcio è Ciccio nel film L’ultimo Paradiso. Ecco la recensione della pellicola che potete vedere su Netflix. Voto: [usr 3]

L’ultimo Paradiso: recensione e trama

Siamo in un piccolo mondo antico, in cui le logiche patriarcali e misogine segnano i destini di uomini e donne. Gli uomini sono condizionati dall’idea che si ha collettivamente delle loro virilità, la quale va difesa a qualsiasi costo, mentre le donne sono obbligate a tacere e a incarnare l’unico ruolo per cui, si pensa, siano state create, ovvero quello di angelo del focolare.

In questo contesto si inseriscono, in maniera piuttosto superficiale per la verità, le lotte contadine degli anni Cinquanta in un Sud Italia accecato dalla povertà, un po’ come si evince in Aspromonte. La terra degli ultimi.

L’ultimo Paradiso recensione

Qui però siamo in Puglia. Il proprietario terriero, Cumpà Schettino (Antonio Gherardi), esercita il suo potere personale sugli altri e in primis sulle giovani che lavorano per lui, mentre le figlie gli devono mostrare devozione. Ma siamo anche nel periodo e nella terra del delitto d’onore. Ciccio, mentre si batte per i diritti dei lavoratori, tradisce periodicamente la moglie Lucia (Valentina Cervi), con la quale ha avuto un figlio. Tra sogni di espatrio e notti brave, l’uomo si innamora poi di Bianca (Gaia Bermani Amaral), l’avvenente figlia di Cumpà Schettino.

Ciccio è l’archetipo di un uomo indomabile, con un forte senso della giustizia, e un desiderio innato di ribellarsi allo status quo. Ciccio è speranza e baluardo di una possibilità di cambiamento. Eppure i sogni da soli non bastano perché servono azioni e scelte ragionate. E anche in questo film c’è un eroe solitario in un contesto molto ostile.

Lei se la prende con queste persone da sempre rassegnate a subire, a essere schiacciati da esseri come lei, divorati dall’avidità. Dovrebbe imparare a godere della felicità della sua gente, non della sua miseria. Questa terra è ricca abbastanza per soddisfare tutti ma questo putroppo lei non lo può capire. Lei crede di avere il potere ma si sbaglia. Sono loro ad averlo e finché persone come mio fratello moriranno la libertà non morirà mai

Omertà e silenzi in questo dramma ‘antico’

L’ultimo Paradiso esprime il bisogno della nostra società di avere uomini integri che si battono per le idee e non per il potere fine a se stesso. La narrazione protende così verso un avvenimento feroce e incomprensibile dove il pubblico e il privato si mescolano per far espiare la colpa del disonore.

La fotografia è in certi momenti accecante come le terre infuocate della Puglia dove si consuma il dramma omertà e silenzi. Mentre la ritualità funebre esorcizza il dolore rifacendo del nero il colore del lutto.

Il film parte quindi da una buona idea con un’ottima prima parte per poi perdersi in contorsioni stilistiche e metaforiche verso il finale che è tuttavia portatore di un messaggio inequivocabile. Il lungometraggio – che si ispira a tanti fatti realmente accaduti – è diretto da Rocco Ricciardulli. La sceneggiatura è stata scritta dallo stesso regista e da Riccardo Scamparcio. Maria Ianniciello

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