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Lost Girls: il film è su Netflix. Recensione

Lost Girls (Ragazze perdute): un film (non la serie) dal titolo calzante che definisce una storia di omicidi irrisolti. In quel perduta c’è tuttavia un doppio senso spietato e sicuramente metaforico. Chi è la ragazza perduta? E’ colei che intraprende una strada diversa da quella usuale e quindi non accettabile dalla società per poter sopravvivere. Ma è anche la ragazza di cui si son perse le tracce.

 Una parola, perduta, che mi riconduce ad un altro aggettivo: interrotte che dà il titolo ad un’altra pellicola, quel ‘Ragazze interrotte’ (1999) che indugia sulle vite di girls tutte diverse nelle loro ribellioni.

Lost Girls: recensione del film

Il film su cui mi soffermo in questa recensione si focalizza su una madre imperfetta che cerca la primogenita Shannon, con cui ha perso ogni contatto e che vediamo in pochissime ed inquietanti scene. La protagonista, Mari Gilbert (Emy Ryan), farà di tutto per ritrovare la figlia, che lavorava come escort, obbligando la polizia ad indagare.

La pellicola di Liz Garbus purtroppo non rende pienamente giustizia né alla figlia della protagonista, né alle altre prostitute uccise per mano di quello che tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del Duemila fu definito il serial killer di Long Island. La regista confeziona così una pellicola priva di anima che sembra ispirarsi a Tre Manifesti a Ebbing, Missouri senza troppa convinzione né pathos.

Una storia vera…

Lost Girls è un film che, pur non brillando di luce propria, ci dà comunque un messaggio preciso che parte da una specifica domanda: quanto vale la vita di una prostituta? Per la polizia nel film si evince che valeva molto poco. Ed è inquietante perché la pellicola racconta una storia realmente accaduta nello Stato di New York.

Ve lo consiglio comunque, nonostante i difetti, per un motivo sostanziale: il film alza i riflettori su vittime che non hanno mai avuto giustizia. La pellicola poi tra le righe delinea il contesto di partenza nel quale molte future prostitute crescono tra disagi e disuguaglianze sociali.

Informazioni aggiuntive

Il lungometraggio è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Robert Kolker. Nel cast c’è anche l’attore irlandese Gabriel Byrne che interpreta il commissario Richard Dorman. Lo trovate su Netflix. Voto: [usr 3] Maria Ianniciello

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Maria Ianniciello

Mi chiamo Maria Ianniciello. Il mio nome intero è però Ianniciello Maria Carmela ma per comodità mi firmo solo Maria. Sono iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania dal 2007, nell’elenco dei Pubblicisti. Laureata in Lettere (vecchio ordinamento) con il massimo dei voti presso l’Università di Roma Tor Vergata, ho dedicato gli ultimi vent’anni della mia carriera allo studio dei nuovi e dei ‘vecchi’ Media. Nel 2008 ho fondato questo portale dove tuttora mi occupo di analisi del linguaggio cinematografico, televisivo ed editoriale (saggi, libri per bambini e romanzi). Ho lavorato per testate giornalistiche dell’Irpinia e del Sannio, curando anche uffici stampa. Nel 2018 mi sono diplomata in Naturopatia a indirizzo psicosomatico presso l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica di Milano, diretto dal professor Raffaele Morelli. Ho conseguito poi il Master in Lettura del Corpo mediante la Psicosomatica nel 2019 con la dottoressa Maria Montalto. La conoscenza della Psicologia (disciplina a cui sto dedicando gran parte delle mie ricerche) mi permette di esaminare i nuovi e i vecchi Media con un approccio integrato e molto innovativo.

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