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3/19: recensione del film di Silvio Soldini

Silvio Soldini con la macchina da presa entra nelle vite dei suoi personaggi che vengono redenti da un incontro o anche da un evento che li smuove rendendoli meno rigidi, più consapevoli, più inclini ad assecondare il flusso della vita che spesso ingabbiata in vicissitudini del passato. Come nel caso di Camilla (Kasia Smutniak), l’avvocatessa del film 3/19 che affronta il dramma dell’immigrazione in una Milano troppo operosa. Ed è proprio il lavoro che scandisce la quotidianità di Camilla, la quale ha una figlia ventenne con la quale ha perso ogni contatto.

Le relazioni di Camilla sono vuote, sterili e fredde come il suo appartamento. Lo sguardo è triste, apatico, corrucciato. Il lavoro è solo un antidoto, neanche troppo efficace, al dolore della perdita che l’affligge da quando era poco più che adolescente. Ma una sera, mentre sta camminando convulsamente sotto la pioggia, attraversa la strada col rosso e un motorino la investe. Lei si rompe un braccio, il motociclista fugge mentre l’altro passeggero del veicolo muore nell’indifferenza generale. Il malcapitato non ha documenti perché è un immigrato irregolare, quindi riconoscerlo è impossibile. Questo fatto sconvolge Camilla a tal punto che comincia ad indagare per ridare al ragazzo deceduto un’identità. E, mentre cerca di capire, la sua esistenza prende una piega diversa. Conosce Bruno (Francesco Colella) e… mi fermo qui per non rivelare troppo.

3/19 è un lungometraggio dal ritmo lento, dalle atmosfere calme, non è un film dirompente eppure riesce a toccare il cuore perché affronta con semplicità e anche con una certa circospezione il tema dell’immigrazione. A volte dimentichiamo che ogni immigrato porta con sé un vissuto e una storia sicuramente tragica perché è sempre difficile lasciare la propria terra per cercare una presunta salvezza in un posto ignoto tra gente sconosciuta che potrebbe essere anche ostile.

3/19 è uscito nel novembre del 2021 nelle sale cinematografiche italiane. La sceneggiatura è di Doriana Leondeff, Davide Lantieri e Silvio Soldini. La recensione è stata scritta da Maria Ianniciello

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Maria Ianniciello

Mi chiamo Maria Ianniciello. Il mio nome intero è però Ianniciello Maria Carmela ma per comodità mi firmo solo Maria. Sono iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania dal 2007, nell’elenco dei Pubblicisti. Laureata in Lettere (vecchio ordinamento) con il massimo dei voti presso l’Università di Roma Tor Vergata, ho dedicato gli ultimi vent’anni della mia carriera allo studio dei nuovi e dei ‘vecchi’ Media. Nel 2008 ho fondato questo portale dove tuttora mi occupo di analisi del linguaggio cinematografico, televisivo ed editoriale (saggi, libri per bambini e romanzi). Ho lavorato per testate giornalistiche dell’Irpinia e del Sannio, curando anche uffici stampa. Nel 2018 mi sono diplomata in Naturopatia a indirizzo psicosomatico presso l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica di Milano, diretto dal professor Raffaele Morelli. Ho conseguito poi il Master in Lettura del Corpo mediante la Psicosomatica nel 2019 con la dottoressa Maria Montalto. La conoscenza della Psicologia (disciplina a cui sto dedicando gran parte delle mie ricerche) mi permette di esaminare i nuovi e i vecchi Media con un approccio integrato e molto innovativo.

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