Oscar 2022, vince la diversità in un Occidente che ha bisogno di padri, non di patriarchi

Cosa ci dice questa 94esima edizione degli Oscar con i suoi vincitori e vinti? Come sta cambiando la nostra società? Come si sta evolvendo l’Occidente e quali sono i suoi valori assoluti? Gli Oscar sono un termometro della nostra epoca, perché i film premiati, con le loro trame, i loro effetti speciali e il loro messaggio, molto ci dicono di noi.

Cominciamo quindi col dire che qualche anno l’Academy sta premiando e nominando pellicole che escono anche in streaming, sulle varie piattaforme, Netflix in primis.

Anche gli Oscar 2022, poi, hanno celebrato la diversità. Vince infatti il premio per il miglior film ‘I segni del cuore – Coda’ che è distribuito su Apple Tv e su altre piattaforme. Il film racconta la storia di Ruby, che ha la passione per il canto e che è l’unica udente della sua famiglia. La ragazza dovrà scegliere tra il canto e il prendersi cura dei suoi parenti. Per questo film ha ricevuto la prestigiosa statuetta come attore non protagonista Troy Kotsur.

Ma l’edizione di quest’anno si è caratterizzata ancora una volta per la presenza femminile dietro e davanti alla macchina da presa. L’Oscar per la miglior regia è andato a Jane Campion per Il potere del cane, una pellicola che riflette a fondo sul patriarcato e sulle inquietudini di un uomo brutale. Meno bruto ma sicuramente tanto determinato è il personaggio di Will Smith che, scazzottate a parte, ha ricevuto il premio per il Miglior Attore Protagonista grazie all’interpretazione magistrale di Richard, il padre di Venus e Serena Williams, nello splendido film King Richard – Una famiglia vincente.

L’Oscar come miglior attrice protagonista è andato invece a Jessica Chastain per Gli occhi di Tammy Faye.  A vincere invece la statuetta per il miglior film internazionale è stato il giapponese Drive my car. Nulla di fatto dunque per Paolo Sorrentino che con ‘E’ stata la mano di Dio’ aveva ricevuto una nuova nomination.

E allora come sta cambiando la nostra società? Sicuramente, guardando i film e gli attori premiati, salta all’occhio che ci si sta spingendo per fortuna verso una maggiore inclusività sia delle donne, sia delle persone di colore e sia dei diversamente abili. Si evince inoltre il bisogno dell’Occidente di avere delle guide autorevoli ma non patriarcali. Ad ogni modo l’Academy premia da sempre il talento e anche quest’anno la creatività non è scarseggiata.

I VINCITORI

  • Miglior film: I segni del cuore – CODA
  • Migliore attrice protagonista: Jessica Chastain (Gli occhi di Tammy Faye)
  • Miglior attore protagonista: Will Smith (Una famiglia vincente – King Richard)
  • Migliore regia: Jane Campion (Il potere del cane)
  • Migliore canzone: No time to die – Billie Eilish e Finneas O’Connell (No time to die)
  • Miglior documentario: Summer of Soul
  • Miglior sceneggiatura non originale: Sian Heder (I segni del cuore – CODA)
  • Miglior sceneggiatura originale: Kenneth Branagh (Belfast)
  • Migliori costumi: Jenny Beavan (Crudelia)
  • Miglior film internazionale: Drive My Car (Giappone – Ryusuke Hamaguchi)
  • Miglior attore non protagonista: Troy Kotsur (I segni del cuore – CODA)
  • Miglior film d’animazione: Encanto
  • Migliori effetti speciali: Paul Lambert, Tristen Myles, Brian Connor e Gerd Nefzer – Dune (Dune: Part One)
  • Miglior fotografia: Greig Fraser – Dune (Dune: Part One)
  • Miglior attrice non protagonista: Ariana DeBose (West Side Story)
  • Miglior trucco: Linda Dowds, Stephanie Ingram e Justin Raleigh – Gli occhi di Tammy Faye (The Eyes of Tammy Faye)
  • Miglior sonoro: Mac Ruth, Mark Mangini, Theo Green, Doug Hemphill, Ron Bartlett – Dune (Dune: Part One)
  • Miglior scenografia: Patrice Vermette – Dune (Dune: Part One)
  • Miglior montaggio: Joe Walker – Dune (Dune: Part One)
  • Miglior colonna sonora: Hans Zimmer – Dune (Dune: Part One)
  • Miglior cortometraggio: The Long Goodbye, regia di Aneil Karia e Riz Ahmed
  • Miglior corto documentario: The Queen of Basketball, regia di Ben Proudfoot
  • Miglior corto d’animazione: The Windshield Wiper, regia di Alberto Mielgo e Leo Sanchez

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto