Padrenostro: trama e recensione del film

In un Paese che si cura poco dei bambini, arriva al Cinema Padrenostro, un film che entra nella testa dei più piccoli. Eppure qui non ci sono mostri, fate o streghe, perché Claudio Noce (il regista ha scritto anche soggetto e sceneggiatura con Enrico Audenino), partendo da una storia vera, posa la macchina da presa sulle piccole vicende italiane, entrando nella quotidianità di una famiglia che vive a Roma, per raccontarci gli effetti che la grande Storia ha sui singoli.

Padrenostro: trama del film e recensione

Noce non gira una saga familiare corale né ci da una ricetta per decodificare il mondo. Al contrario, attraverso una vicenda soggettiva, ci disarma senza fornire risposte nette. Al centro della trama di Padrenostro c’è il piccolo mondo antico di Valerio (da bambino è Mattia Garaci; da adulto è Paki Meduri), il cui sguardo attento è diretto sul padre che assume sembianze mastodontiche ai suoi occhi con immensi primi piani che sembrano quasi delle caricature. Pierfrancesco Favino, infatti, dà le sembianze a un personaggio fantasmatico perché creato sui ricordi di un bambino. Alfonso Le Rose lavora per lo Stato ma Valerio non lo sa, siccome molte cose del papà gli sfuggono. Anche perché i grandi sussurrano e pronunciano frasi allusive per rendere il mondo degli adulti impenetrabile.

Alfonso così appare e scompare, dando la percezione a Valerio di esserci solo quando davvero ha bisogno di una guida. Ma una mattina di un giorno qualunque il bambino assiste a una sparatoria, durante la quale un terrorista muore e il padre resta ferito. La madre (Barbara Ronchi) non si accorge che il piccolo la segue e che dunque ha visto tutto. Quindi, per diverso tempo tutti gli mentono!

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Cosa ne resta del padre?

Padrenostro si sofferma sul rapporto tra un padre e un figlio ma anche sull’amicizia che Valerio instaura con Christian (da bambino è Francesco Gheghi; da adulto è Giordano De Plano), un ragazzo più grande di lui e che è proprio il suo opposto.

Claudio Noce dunque in questo film immenso e dalla fotografia vivace (siamo nei ricordi di un bambino) ci dice tra le righe che la grande storia condiziona la piccola storia affermando a chiare lettere che abbiamo tutti bisogno di un padre che a volte ci salva dal baratro. Alfonso è calabrese, non è certo infallibile ma sicuramente è una presenza forte che diventa rassicurante solo per il fatto di esserci.

Cosa ne resta di quel padre oggi non ci è dato saperlo. Ciò che però Noce ci dice, ambientando la sua storia negli anni di Piombo, è che proprio nei momenti di crisi ciascuno di noi ha bisogno di punti di riferimento saldi. Il regista ci dimostra poi che quando le crisi ritornano sono proprio le radici a mantenerci in piedi! Maria Ianniciello

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Maria Ianniciello

Giornalista culturale. Podcaster. Scrivo di cultura dal 2008. Mi sono laureata in Lettere (vecchio ordinamento) nel 2005, con il massimo dei voti, presso l'Università di Roma Tor Vergata, discutendo una tesi in Storia contemporanea sulla Guerra del Vietnam vista dalla stampa cattolica italiana. Ho lavorato in redazioni e uffici stampa dell'Irpinia e del Sannio. Nel 2008 ho creato il portale culturaeculture.it, dove tuttora mi occupo di libri, film, serie tv e documentari con uno sguardo attento alle pari opportunità e ai temi sociali. Nel 2010 ho pubblicato un romanzo giovanile (scritto quando avevo 16 anni) sulla guerra del Vietnam dal titolo 'Conflitti'. Amo la Psicologia (disciplina molto importante e utile per una recensionista di romanzi, film e serie tv). Ho studiato presso l'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica il linguaggio del corpo mediante la Psicosomatica, diplomandomi nel 2018 in Naturopatia. Amo la natura, gli animali...le piante, la montagna, il mare. Cosa aggiungere? Sono sposata con Carmine e sono mamma del piccolo Emanuele

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