Miss Marx: non chiamatelo biopic! La recensione

Che cosa lascia Miss Marx dopo la visione? Ben poca roba. Il film – che è stato presentato alla 77. Mostra del Cinema di Venezia – ha tuttavia il merito di aprire una finestra sulla vita di Eleanor Marx, l’ultimogenita del filosofo tedesco, Karl Marx, con l’intento di farcela conoscere un po’ meglio.  

Recensione Miss Marx, il film di Susanna Nicchiarelli

La regista, Susanna Nicchiarelli –  che ha scritto soggetto e sceneggiatura – descrive le molte contraddizioni che animavano questa donna (Romola Garai) girando una sorta di manifesto femminista di ultima generazione per dirci tra le righe che volere non sempre è potere. Ed è come se, mediante la figura di Eleanor, noi donne in particolare scoprissimo che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e che la coerenza a volte non ci appartiene.

La figlia minore di Marx era combattuta, forse anche un po’ controllata nella sua emotività di attivista, e non seppe proteggersi da un rapporto d’amore tossico che le stava rovinando la vita a causa dell’infedeltà del compagno Edward Aveling (Patrick Kennedy) e della tendenza di quest’ultimo a sperperare tutto il denaro. Il film racconta questo aspetto della vita di Miss Marx ma senza mai scuoterci davvero, senza mai lasciarci basiti.

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Non chiamatelo biopic!

Che cosa fece davvero Eleanor Marx? Quanto il suo messaggio cambiò in meglio la vita delle persone? Questo non si capisce. Ci accorgiamo però che la figura paterna e poi il compagno condizionarono in negativo l’esistenza di Eleanor tanto da limitarla nelle scelte, anche se era colta, molto intelligente e all’apparenza emancipata. Tutto ciò però lo si intuisce soltanto in qualche monologo e in pochi dialoghi.

Lo spettatore non è accompagnato nel percorso di conoscenza ma viene lasciato solo a fare i conti con la noia e con momenti di incertezza causati da scelte stilistiche non proprio vincenti.

La regia di Miss Marx è frammentaria, anche per le fotografie di repertorio che, inserite di qua e di là, disorientano; la sceneggiatura non è avvincente, non c’è climax né pathos. E ciò che fece davvero Eleanor per i lavoratori (soprattutto i minorenni) e per le donne si riduce a poche sequenze e a una didascalia prima dei titoli di coda. Un vero peccato! Maria Ianniciello

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