Lasciami andare: trama e recensione del film con Stefano Accorsi

Una famiglia formata da tre persone, proprio come nel recente Greenland: un uomo, una donna e un bambino. Poi il silenzio e la sciagura, insieme all’incapacità di lasciarsi e lasciarlo andare. Il nuovo film di Stefano Mordini, Lasciami andare, è interamente ambientato a Venezia che, nella sua immensa bellezza, si fa portavoce di oscure presenze che vivono in palazzi antichi e usurati dall’acqua alta. E, mentre le fondamenta marciscono, il protagonista, Marco (Stefano Accorsi), cerca, con i suoi colleghi ingegneri, di mantenere in piedi la città. Intanto un dramma privato, avvenuto anni prima, lo tormenta ancora.

Lasciami andare: trama e recensione

Marco, dopo la morte del figlio Leo, si è separato da Clara (Maya Sansa) e sta cercando di rifarsi una vita con Anita (Serena Rossi) che nel frattempo gli comunica di aspettare un bambino. Ed è proprio in questa fase di cambiamento che Marco conosce Perla (Valeria Colino), un personaggio singolare e pieno di charme che gli rivela una sconvolgente notizia: nella casa dove Marco viveva un tempo con la famiglia compare il fantasma del piccolo Leo! Perla diventa dunque l’occasione per il protagonista di compiere la catarsi affinché il vecchio possa lasciare spazio al nuovo.

Lasciami andare trama

Marco, però, fatica a crederci, a differenza dell’ex moglie Clara. E, come accade sempre più spesso oggi, l’irrazionale viene rifiutato per percorrere una via più accettabile dalla logica che è quella della Fisica Quantistica, la quale – si dice ad un certo punto del film – conferma quanto sostengono le religioni orientali. Ed è proprio qui che pecca la sceneggiatura, perché il Cinema è la fabbrica dei sogni e non necessita di spiegazioni razionali e di scelte narrative fatte forse per accontentare un po’ tutti!

Lasciami andare è comunque un film molto toccante che parla della vita dopo la morte, dandoci l’idea di quanto sia difficile oggi accettare ciò che non può essere spiegato e di come sia necessario evitare la rimozione del trauma elaborando il lutto, mediante un processo di trasformazione. Dal punto di vista stilistico, Mordini unisce più generi cinematografici, dando un messaggio di forte speranza, di cui in questa epoca abbiamo molto bisogno. (Maria Ianniciello)

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