Jane Eyre: un romanzo che ogni donna dovrebbe leggere. Ecco perché

Che cosa ci insegna Jane Eyre, il romanzo più famoso di Charlotte Brontë? E perché questo libro è ancora attuale?
Charlotte era la maggiore delle sorelle Brontë. Nata nel 1816, nell’Inghilterra della Regina Vittoria, morì nel 1855 di Tubercolosi mentre era incinta del primo figlio. Pubblicò il suo capolavoro, Jane Eyre appunto, nel 1847 con lo pseudonimo maschile Currer Bell.

Jane Eyre: analisi del romanzo di Charlotte Brontë

La storia di Jane è piuttosto semplice ma d’effetto perché, uscendo dagli stereotipi di genere, pone al centro i buoni sentimenti e i valori intramontabili. Charlotte segue la linea di Emily in Cime Tempestose, creando un personaggio che, orfano di entrambi i genitori, cresce in un ambiente ostile. Jane è senza radici come Heathcliff ma, a differenza di quest’ultimo, reagisce in maniera differente e propositiva alle umiliazioni. Jane salta l’ostacolo con garbo e con discrezione, cercando e trovando sempre la propria indipendenza anche a costo di patire la fame. Mette da parte l’ira e l’odio evolvendosi come persona completa e creando un perfetto equilibrio tra cedevolezza e tenacia, tra tenerezza e orgoglio personale.

Heathcliff cede invece all’odio per quell’amore negato e mai consumato che lo divorerà dentro, sino al letto di morte. Jane Eyre è al contrario come un fiume che scorrendo si adatta agli ostacoli. A differenza di Emily in Cime Tempestose, Charlotte scrive un romanzo molto femminista, mettendo al centro della storia un’orfana che, come accade per tutti i grandi orfani della Letteratura, si evolve proprio mediante le difficoltà che incontra.

Dopo la morte dei genitori vive per un po’ con una zia che la odia, fino a quando non entra in collegio dove incontra diverse persone che la iniziano nel bene e nel male alla vita. E anche qui si presentano diversi ostacoli che lei affronta egregiamente. Cresce e diventa istitutrice fino a quando non viene assunta nella tenuta di Thornfield Hall come tutrice di Adele, la figlia adottiva di Mr Rochester.

Tra il padrone di casa e la protagonista nasce un profondo legame tanto che lui le chiede di diventare sua moglie ma sull’altare un uomo rivela a tutti che Rochester è già sposato con Bertha Mason, una donna capricciosa ed egoista che è stata rinchiusa nella soffitta di Thornfield Hall perché pazza.

Mr Rochester racconta a Jane una triste storia di inganni e soprusi chiedendole di partire con lui. Ma la nostra eroina, siccome il suo amato è già sposato, fugge vagando senza meta fino a quando non crolla per strada quasi priva di vita. Viene soccorsa da St. John Rivers che, con le sorelle, la rimette in sesto. Non vi racconto il finale, perché già ho rivelato troppi particolari che però sono indispensabili per comprendere il romanzo.

Jane Eyre è un romanzo femminista?

Jane Eyre intraprende dunque un vero e proprio percorso di crescita personale; ritengo tuttavia che il personaggio (a parte la protagonista) che meriti qualche attenzione in più sia proprio Bertha Mason che, apparendo come una presenza fantasmatica e ingombrante, nega a Jane la felicità. Bertha potrebbe essere la strega che vive in ogni donna e quindi anche nell’eroina di questo romanzo. Bertha è il lato oscuro e mai compreso del femminile. Bertha è il lato violento delle donne che emerge da un cratere di un vulcano dormiente.

Per troppi secoli, infatti, la rabbia delle donne è stata tenuta a bada affiorando di tanto in tanto nei miti, nei romanzi, nelle leggende popolari. Ma – come tutte le emozioni – ha il diritto di essere trasformata e dunque di esistere, altrimenti semina discordia, odio, vendetta.

Quando nel 1847 uscì questo romanzo, Anna Wheeler e William Thompson avevano già pubblicato in Gran Bretagna un appello per la libertà delle donne dalla schiavitù politica, civile e domestica. La prima ondata del femminismo stava portando con sé nuove idee sulle donne che cominciarono a chiedere maggiori garanzie sul lavoro e soprattutto il diritto al voto. L’Inghilterra era da questo punto di vista una fucina di idee. Charlotte Brontë partecipò con il suo capolavoro a questo inizio di rivoluzione femminista ponendo le basi anche per ciò che accadde dopo. Creò infatti un personaggio femminile molto innovativo e sui generis che anticipava con le sue gesta quanto poi Virginia Woolf scrisse in ‘Una stanza tutta per sé’.

Secondo la celebre scrittrice inglese, l’indipendenza economica era necessaria per una donna, che poteva così sentirsi davvero libera di esprimere se stessa. Il processo di emancipazione femminile è ancora in atto. Dai dati che abbiamo a disposizione sul gender gap si evince, difatti, che la parità dopotutto non è stata ancora raggiunta ed è per questo (oltre che per tanti altri aspetti storici e sociali) che Jane Eyre è ancora molto attuale.

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