Borgo Sud: recensione del romanzo di Donatella Di Pietrantonio

“Rimanere nel cerchio è la forza, la vita, il suo senso. Uscire è perdersi, mescolarsi, andare allo scontro in altri quartieri. Non vale la pena. Il pericolo è già nel mare, ogni giorno”.

Pensavo che, per leggere ‘Borgo Sud’ (Einaudi), avrei dovuto avventurarmi prima tra le pagine de ‘L’Arminuta’, il prequel del nuovo romanzo di Donatella Di Pietrantonio. Complice il Premio Strega (‘Borgo Sud’ è nella cinquina della 75esima edizione della prestigiosa kermesse letteraria), ho abbandonato l’idea di leggere il primo volume per ascoltare l’audiolibro (lo trovi su Audible) del nuovo romanzo della scrittrice abruzzese che è letto con voce roca e suadente da Valentina Bellè.

Le parole di Donatella Di Pietrantonio sono graffianti, ti piombano addosso come l’acqua che scorga rapida dal bocchettone della doccia, lavando via lo sporco e con esso i pensieri ricorrenti per rinnovarti nel corpo e nello spirito, come una sorta di Battesimo.

Le frasi cadenzate, a volte violente e pronunciate a denti stretti, forse per contenere la rabbia scatenata dal flusso dei ricordi, si inerpicano come un’onda, attraverso la quale prendono forma le vicende molto diverse di due sorelle che, dopo aver condiviso un pezzo del loro micromondo, hanno intrapreso strade differenti. L’una si è emancipata e ha scelto di seguire la via della ragione e quindi del controllo studiando e trasferendosi in Francia, dove insegna. L’altra, pur rimanendo ferma a Borgo Sud, nella sua Pescara, ha preferito la via dell’ istinto e dell’emotività, quindi non trova mai pace.

“E’ precipitosa, vive in disordine, tiene quest’uomo sulla corda, gli concede un po’ di più e dopo si sottrae. Lo stesso gioco di sempre. Certi pomeriggi si ferma qualche ora da lui ma non ne è innamorata, poi se ne va al suo furgone. La normalità che le offre la spaventa, ci vede la morte”.

Cosa può l’una senza l’altra? Nulla può la ragione senza il sentimento. L’autrice sceglie come voce narrante la sorella intellettuale, alla quale non dà un nome. L’altra è invece Adriana, che viene descritta come irrequieta e selvaggia, ed è dunque una sorta di donna che corre con i lupi fuggendo più da se stessa che dalla propria storia.

L’io narrante, con una cadenza decisa ma disincantata, descrive aneddoti che creano sgomento perché riguardano dopotutto ciascuno di noi. La morte, infatti, è una presenza incombente che mette a tacere tutto il resto rendendo ogni altra cosa effimera, di poco conto. L’amore è a contrario il pathos di un momento che dura, ahimè, quanto un battito di ciglia. La coprotagonista comincia raccontando di quando Adriana si è presentata di notte alla porta del suo appartamento matrimoniale, con un neonato in braccio. E tra un ricordo e l’altro ci ritroviamo a Pescara.

Donatella Di Pietrantonio ripropone il tema del rapporto madre/figlia in quelle che si rivelano essere le pagine più belle e cruenti del romanzo. La scrittrice abruzzese in questo nuovo libro scava nei rapporti umani, per sviscerare emozioni senza tempo, e, giocando con le parole, lascia una cicatrice profonda nel cuore del lettore. ‘Borgo Sud’ si può leggere anche prima de “L’Arminuta”. Maria Ianniciello

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