Intelligenza emotiva di Daniel Goleman: ecco come le emozioni ci condizionano

C’è un prima e c’è un dopo il libro Intelligenza emotiva dello psicologo, giornalista e scrittore americano Daniel Goleman (lo trovi qui).

Il prima era caratterizzato in ambito accademico e scientifico da una sorta di compendio della razionalità che vedeva nei test di valutazione del Quoziente Intellettivo gli unici strumenti per misurare l’intelligenza di un individuo. Oltre alla logica c’era ben poco da considerare in ambito scolastico e lavorativo. Le emozioni erano viste come degli impulsi da sopprimere in qualche seduta di psicoanalisi perché ritenute fastidiose, limitanti, scarsamente produttive.

In realtà prima del 1995 (anno in cui uscì il volume di Goleman, che oggi è un cult della Psicologia) erano stati i professori Peter Salovey e John D. Maye a parlare per la prima volta di intelligenza emotiva in un articolo intitolato Emotional Intelligence”. Ma fu Goleman che sviluppò e perfezionò le argomentazioni su questo tipo di capacità cognitive rendendole fruibili con un libro divulgativo dal carattere scientifico.

Classe 1946, Daniel Goleman ha conseguito la Laurea ad Harvard ed è specializzato in Psicologia Clinica. Il suo libro, quindi, raccoglie, commenta e contestualizza gli studi scientifici sulle emozioni effettuati entro il 1995, con successivi aggiornamenti nelle varie riedizioni. Il testo si suddivide in cinque parti. Nella prima l’autore spiega che cosa sono le emozioni, che cos’è l’intelligenza emotiva e come funzionano i sequestri emozionali, ovvero quei momenti in cui la persona è totalmente soggiogata dall’emotività tanto da non riuscire a ragionare.

Lo psicologo descrive così la biologia e lo sviluppo del cervello umano, nel quale oggi sembra esserci scritta tutta la storia evolutiva dell’umanità. Ciascuno di noi sembra essere dotato di tre cervelli. La parte più antica è il cervello rettiliano, il quale coordina i meccanismi biologici del nostro corpo, come il battito cardiaco, la respirazione, la sensazione di fame e sete, il sonno e alcuni impulsi primordiali. Poi c’è il sistema limbico, che è presente in tutti i mammiferi e che gestisce le nostre emozioni, compresa la capacità di entrare in sintonia col prossimo. In questa area ha sede la memoria.

intelligenza emotiva Daniel Goleman

E infine abbiamo la neocorteccia, ovvero la parte dell’encefalo che si è evoluta più tardi e che è il luogo del pensiero, del linguaggio e dei ragionamenti complessi. Goleman nella prima parte del libro spiega proprio come agiscono le emozioni sulla neocorteccia. Lo psicologo si sofferma nello specifico sul ruolo delle amigdale che sono due complesse strutture a forma di mandorla posizionate nei lobi temporali. Qui risiederebbe la nostra memoria più arcaica. Il segnale arriva tramite in nostri sensi, in primis l’olfatto, alle amigdale che mandano una prima risposta che di solito è impulsiva e approssimativa. Ma, mentre l’impulso parte dalle amigdale verso l’esterno, la neocorteccia si sta riorganizzando per dare una risposta più appropriata e consona alla situazione. Nel frattempo è potuto succedere di tutto compresa una tempesta emozionale.

Goleman afferma che è pertanto necessario rieducare in qualche modo il cervello emozionale affinché si crei una sorta di alleanza tra sistema limbico e neocorteccia. Sostiene inoltre che ogni emozione, comprese la paura, la tristezza e la collera, cioè quelle emozioni che non sono ritenute accettabili socialmente, rivestono un ruolo importante per la nostra specie che grazie a questi impulsi non si è estinta. Abbiamo però delle risposte emotive che sono molto arcaiche per la nostra epoca.

intelligenza emotiva Daniel Goleman

Nella seconda parte del libro l’autore si occupa principalmente dell’importante ruolo sociale che riveste l’empatia. Poi, nella terza parte Goleman scrive del rapporto tra mente e medicina e della necessità di applicare l’intelligenza emotiva nei settori della vita pubblica e lavorativa. Nella quarta esamina invece il ruolo dei traumi emotivi affermando che il temperamento non è destino, nonostante il nostro genoma ci condizioni.

Nella quinta parte, infine, lo psicologo si occupa della scuola e dei bambini che vanno educati emotivamente per evitare che finiscano da adolescenti nelle trappole dell’alcolismo, della delinquenza, della droga. E’ scientificamente provato, ci dice Daniel Goleman in tutto il libro, che una persona dotata di intelligenza emotiva è più protetta dalle malattie fisiche e psicologiche, ha un rendimento scolastico e lavorativo migliore e ha una vita affettiva e sociale soddisfacente. E tutto questo si ripercuote positivamente sulla società e quindi anche sulla sanità pubblica.

intelligenza emotiva Daniel Goleman

C’è chi, sempre secondo Daniel Goleman, nasce dotato di intelligenza emotiva e chi invece deve svilupparla nel corso della propria vita. Le emozioni, pertanto, possono essere trasformate in preziose alleate perché se mal gestite diventano tossiche condizionando tutta l’esistenza di un individuo. La paura si trasforma in ansia generalizzata e panico. La rabbia diventa ira. La tristezza è il deterrente per la depressione. Ma come si possono trasformare le emozioni? Secondo l’autore è possibile mediante le tecniche di rilassamento e la psicoterapia.

intelligenza emotiva Daniel Goleman

Insomma, Intelligenza emotiva è un volume da leggere e da interiorizzare. Ho accennato all’inizio dell’articolo ad un prima del libro di Daniel Goleman. Ma qual è il dopo? Il dopo in ambito scientifico è fatto di ulteriori testi e studi. Ma nella società questo dopo purtroppo è tutto da costruire. La scuola e la società civile sono ancora sprovviste degli strumenti essenziali per favorire l’intelligenza emotiva. La politica, poi, non ha interesse ad investire sulle qualità emotive delle risorse umane, almeno in Italia. E i social network sono oggi il terreno fertile per la polarizzazione delle idee, per l’odio e per l’ira. Nulla di buono c’è ancora all’orizzonte. Eppure, come sostiene lo stesso Goleman, bisogna sempre sperare nel meglio affinché il meglio sia possibile, dopotutto e nonostante tutto… Questo articolo è stato scritto da Maria Ianniciello

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