Creiamo cultura insieme. Dieci cose da sapere prima di iniziare una discussione

Come esprimere il proprio pensiero senza essere fraintesi? Come affrontare una discussione senza correre il rischio di litigare evitando così malumori? Risponde a queste e ad altre domande Irene Facheris nel suo libro ‘Creiamo cultura insieme. Dieci cose da sapere prima di iniziare una discussione’ (Edizioni Tlon. Lo trovi qui). Quali sono queste cose da conoscere?

L’attivista e formatrice afferma innanzitutto che la realtà non è oggettiva, perché l’essere umano conosce il mondo attraverso tre filtri che sono: biologico, sociale e personale. Ciò che ci arriva attraverso i sensi sono solo dei frammenti di realtà, ai quali diamo dei significati che sono però soggettivi. Quindi, sostiene Facheris, «dobbiamo arrenderci all’idea di non poter definire mai l’altra persona».

Per Irene Facheris, le idee che mi faccio sugli altri parlano di me, dei miei pregiudizi e dei miei bisogni e sono proprio su questi ultimi che ciascuno di noi dovrebbe concentrare la propria attenzione, dato che si tratta di necessità talvolta dirompenti ma sempre sacre, perché nascono da un sentire personale e molto intimo che nessuno dovrebbe mai permettersi di giudicare.

Secondo l’autrice, per riuscire a costruire cultura insieme, è fondamentale che ciascuno di noi si soffermi, quando affronta una discussione, sui bisogni che hanno scatenato determinate emozioni e quindi parole. Parlare in prima persona, mettendo al centro le nostre sensazioni, è dunque un buon modo per uscire dalla roccaforte del risentimento, giocando così la carta collaborativa.

L’autrice fa poi un’analisi del significato delle parole capire, condividere, comprendere e giustificare, scrivendo nel suo libro dell’ascolto empatico ed attivo che è come un muscolo che va esercitato altrimenti si atrofizza. Ma purtroppo, quando si comincia una discussione, la maggioranza delle persone tende a dirigere, ammonire, moralizzare, consigliare, persuadere e argomentare, criticare, elogiare, prendere in giro, analizzare, consolare, interrogare e cambiare argomento. Ma quanti si soffermano davvero sulle parole dell’interlocutore mettendolo al centro?

Irene Facheris in ‘Creiamo cultura insieme’ infine dà un suggerimento chiave. La comunicazione empatica si fa con la riformulazione. Cosa significa? Ripetere esattamente ciò che ha detto il nostro interlocutore.  

Mediante la riformulazione consentiamo all’altro di «creare uno spazio tra sé e il proprio racconto», affinché possa comprendere se ciò che sente gli appartiene davvero e come risolvere una data situazione partendo dalle proprie emozioni che parlano di bisogni inespressi.

Insomma in questo volume Facheris scrive di comunicazione assertiva in modo semplice e d’effetto. Il libro però è solo un punto di partenza per approfondire questo tema e per mettere in pratica quanto consigliato dall’autrice. Purtroppo tra la teoria e la pratica c’è un abisso, perché, per apportare un cambiamento che sia vero e duraturo, dobbiamo fare i conti con i nostri schemi mentali e con le nostre abitudini longeve che tendono a riportarci nella condizione di partenza. Quindi, questi concetti possono essere applicati ma con l’esercizio quotidiano che deve essere fatto per forza se vogliamo migliorare il nostro livello comunicativo.

Comunque il merito di Irene Facheris – che fa riferimento anche agli studi di Thomas Gordon – è quello di aver lanciato una sfida cruciale per la nostra epoca: creare cultura insieme si può e si deve. In che modo? Mediante la comunicazione che parte in primis dall’ascoltando dei nostri bisogni.

‘Creiamo cultura insieme’ è quindi un libro snello ed agevole che ci aiuta a pensare e forse anche a metterci un po’ in discussione. Su Audible trovi anche l’audiolibro. Maria Ianniciello

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto