La Piazza al Palazzo: c’eravamo tanto amati!

©lapas77 - Fotolia.com
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Voleva uccidere un politico (almeno secondo quanto ha dichiarato ai Pm), tanto per fare un atto eclatante in un giorno decisivo per l’Italia, invece ha sparato su due Carabinieri, ferendone uno gravemente. Luigi Preiti viveva, secondo le fonti ufficiali, nel totale anonimato; ex muratore, era stato costretto, dopo essersi separato dalla moglie, a rientrare in Calabria per vivere all’età di 49 anni con i genitori. Un uomo qualunque che, sempre stando alle fonti ufficiali, ha agito da solo. Ho sentito spesso per strada, in metro e sull’autobus, le  parole che Preiti ha detto ai magistrati. Si tratta per lo più di gente disperata e stanca che accusa i politici di derubare il popolo italiano. Ieri i commenti degli esponenti della classe politica sono stati molti e similari; a dimostrazione che anche il Potere si sta omologando e che la varietà delle idee è ormai un optional. Nelle varie dichiarazioni c’era un unico elemento: la tendenza generale (forse tutta italiana) a trovare il capro espiatorio. Quanto accaduto in questi giorni, dalle elezioni del 24 e 25 febbraio in poi, mostra che il nostro Paese sta procedendo verso un degrado culturale. Ma voglio approfondire un altro aspetto, forse ancor più interessante. Le accuse che il Palazzo sta facendo in queste ore alla piazza la dicono lunga sulla frattura che si è venuta a creare tra le due entità. Il Palazzo non capisce la piazza e viceversa. Eppure queste persone che gestiscono la Cosa Pubblica devono molto alla piazza, poiché esistono solo grazie a essa. Ho accennato all’omologazione: ebbene sì. Gli italiani si stanno omologando nel pensiero, prima ancora che negli abiti, e dimenticano spesso che quelle persone, tanto criticate, sono state elette democraticamente. Dimenticano che nel momento in cui si rendono ricattabili, accettando i compromessi, diventano complici del sistema. E adesso che le cose si sono messe male, che il baratto elettorale non è più possibile, perché il lavoro scarseggia, la piazza sbraita incolpando la politica di tutti i suoi mali.

Piazza e Palazzo si autoaccusano, perché sta cadendo quel tacito patto basato sull’assistenzialismo reciproco: lavoro (meglio se pubblico, perché è più sicuro) in cambio di voti…

Maria Ianniciello

 

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