Di tutto un po'

Siria, giornalisti nell’inferno di Assad

902858_10151538117589487_1546653844_o
Foto di culturaeculture.it

E’ di ieri la notizia che, secondo l’intelligence americana, il Regime siriano ha usato armi chimiche contro i ribelli. La situazione in Siria, un Paese che si trova dall’altra parte del Mediterraneo, a poca distanza dalle nostre coste, è critica.  A pagare le conseguenze di una guerra assurda e incomprensibile, come lo sono del resto tutti i conflitti, sono i civili. La popolazione vive quotidianamente sotto  le bombe e i proiettili; i bambini da due anni non conoscono altro che odio e violenza. Dall’inizio del conflitto, si è stimato, che hanno perso la vita 8mila bambini, un numero impressionante che però sembra non smuovere il mondo dell’informazione italiana.

I media nazionali e  internazionali non ne parlano, tanto che i free lance che cercano di informare l’opinione pubblica occidentale, stentano a vendere i loro reportage, realizzati a costo della vita.

C’era una sedia vuota a Perugia al panel sulla Siria e sui giornalisti che lavorano nell’inferno di Assad. Là, su quella sedia, ci sarebbe dovuto essere Olivier Voisin, se non avesse perso la vita in Siria. A parlare del fotoreporter è stata l’inviata del Tg5, Mimosa Martini, amica del fotografo francese, che ha fatto vedere anche un video con le foto realizzate da Voisin poco prima di morire nel febbraio scorso in un ospedale turco, dopo che lo scoppio di una granata lo aveva ferito gravemente.

Tra i partecipanti, oltre alla giornalista del Tg5, anche Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia, Amedeo Ricucci del programma di Rai Tre La storia siamo noi –  che più volte ha calcato i campi di battaglia, dal Libano, all’Afghanistan, all’Iraq, alla Libia, passando per la Siria – ed Emilio Fabio Torsello, direttore di dirittodicritica.com.  I relatori hanno condotto il pubblico nel viaggio, scomodo, dell’inferno siriano. Una realtà che l’opinione pubblica italiana non vuole conoscere. Per paura? Per mancanza di sensibilità? O solo per indifferenza? E perché i media non vogliono narrare quanto accade in Siria? Cosa si nasconde dietro questa guerra? Queste e altre le domande che sono state poste dal pubblico ai relatori, i quali hanno precisato che  «la guerra è scoppiata quando i cittadini si sono ribellati al regime» e che «i ribelli non sono altro che un gruppo di cittadini stanchi della dittatura».

Maria Ianniciello

Commenti

commenti

Maria Ianniciello

Giornalista culturale. Podcaster. Scrivo di cultura dal 2008. Mi sono laureata in Lettere (vecchio ordinamento) nel 2005, con il massimo dei voti, presso l'Università di Roma Tor Vergata, discutendo una tesi in Storia contemporanea sulla Guerra del Vietnam vista dalla stampa cattolica italiana. Ho lavorato in redazioni e uffici stampa dell'Irpinia e del Sannio. Nel 2008 ho creato il portale culturaeculture.it, dove tuttora mi occupo di libri, film, serie tv e documentari con uno sguardo attento alle pari opportunità e ai temi sociali. Nel 2010 ho pubblicato un romanzo giovanile (scritto quando avevo 16 anni) sulla guerra del Vietnam dal titolo 'Conflitti'. Amo la Psicologia (disciplina molto importante e utile per una recensionista di romanzi, film e serie tv). Ho studiato presso l'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica il linguaggio del corpo mediante la Psicosomatica, diplomandomi nel 2018 in Naturopatia. Amo la natura, gli animali...le piante, la montagna, il mare. Cosa aggiungere? Sono sposata con Carmine e sono mamma del piccolo Emanuele

Lascia un commento