Siria, giornalisti nell’inferno di Assad

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Foto di culturaeculture.it

E’ di ieri la notizia che, secondo l’intelligence americana, il Regime siriano ha usato armi chimiche contro i ribelli. La situazione in Siria, un Paese che si trova dall’altra parte del Mediterraneo, a poca distanza dalle nostre coste, è critica.  A pagare le conseguenze di una guerra assurda e incomprensibile, come lo sono del resto tutti i conflitti, sono i civili. La popolazione vive quotidianamente sotto  le bombe e i proiettili; i bambini da due anni non conoscono altro che odio e violenza. Dall’inizio del conflitto, si è stimato, che hanno perso la vita 8mila bambini, un numero impressionante che però sembra non smuovere il mondo dell’informazione italiana.

I media nazionali e  internazionali non ne parlano, tanto che i free lance che cercano di informare l’opinione pubblica occidentale, stentano a vendere i loro reportage, realizzati a costo della vita.

C’era una sedia vuota a Perugia al panel sulla Siria e sui giornalisti che lavorano nell’inferno di Assad. Là, su quella sedia, ci sarebbe dovuto essere Olivier Voisin, se non avesse perso la vita in Siria. A parlare del fotoreporter è stata l’inviata del Tg5, Mimosa Martini, amica del fotografo francese, che ha fatto vedere anche un video con le foto realizzate da Voisin poco prima di morire nel febbraio scorso in un ospedale turco, dopo che lo scoppio di una granata lo aveva ferito gravemente.

Tra i partecipanti, oltre alla giornalista del Tg5, anche Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia, Amedeo Ricucci del programma di Rai Tre La storia siamo noi –  che più volte ha calcato i campi di battaglia, dal Libano, all’Afghanistan, all’Iraq, alla Libia, passando per la Siria – ed Emilio Fabio Torsello, direttore di dirittodicritica.com.  I relatori hanno condotto il pubblico nel viaggio, scomodo, dell’inferno siriano. Una realtà che l’opinione pubblica italiana non vuole conoscere. Per paura? Per mancanza di sensibilità? O solo per indifferenza? E perché i media non vogliono narrare quanto accade in Siria? Cosa si nasconde dietro questa guerra? Queste e altre le domande che sono state poste dal pubblico ai relatori, i quali hanno precisato che  «la guerra è scoppiata quando i cittadini si sono ribellati al regime» e che «i ribelli non sono altro che un gruppo di cittadini stanchi della dittatura».

Maria Ianniciello

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