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Fino all’ultimo indizio: recensione

E’ un Denzel Washington cupo e tormentato dai fantasmi del passato quello che vediamo nel film di Netflix ‘Fino all’ultimo indizio’. La causa dei tormenti del detective Deke viene rivelata solo alla fine ma i ricordi di una vicenda oscura appaiono nel corso della pellicola sotto forma di flashback che contribuiscono a tenere alta l’attenzione.

Rami Malek e Jared Leto fanno da spalla a Washington, anche se non troppo. I loro personaggi, infatti, non si eclissano dietro il grande attore. Dotati di anima e di un’identità propria, il giovane detective Jim Baxer (Malek) e lo psicopatico Albert Sparma (Leto), sembrano essere rispettivamente la luce e l’ombra del protagonista che agisce in un contesto lugubre.

A muovere l’azione sono i casi irrisolti di omicidi di giovani donne ad opera di un serial killer. Il detective di Denzel Washington si erge a giustiziere forse proprio per uccidere il senso di colpa che lo assale nelle notti insonni, in una California desolata.

fino all'ultimo indizio recensione

Fino all’ultimo indizio non è un poliziesco girato in maniera classica. Pur portando nella pellicola la vecchia tradizione dei gialli, il regista John Lee Hancock pone l’accento più sulle ombre di chi indaga che sui casi irrisolti, in linea con quanto accade nella nostra società occidentale dove si ritiene sempre di più che sia l’individuo che, con le sue azioni, plasma la realtà, non il collettivo.

Il contesto difatti è poco funzionale alla storia che viene raccontata in questo film. La prostituzione e la droga sono solo un motivo per entrare nel cuore e nelle viscere del detective che ha un unico obiettivo: far pace col proprio passato!

E non importa se per riuscirci bisogna dire qualche bugia, non importa se alla fine il senso di colpa ricadrà su un’altra persona, l’importante è poterlo esorcizzare condividendolo con chi vivrà i tuoi stessi tormenti! Poi, in questo film non sono le parole che contano ma i fatti. ‘Fino all’ultimo indizio’ tuttavia è un film senza grandi lodi e senza infamia. E’ una pellicola che convince senza stupire troppo per inventiva e carattere. Maria Ianniciello

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Maria Ianniciello

Giornalista culturale. Podcaster. Scrivo di cultura dal 2008. Mi sono laureata in Lettere (vecchio ordinamento) nel 2005, con il massimo dei voti, presso l'Università di Roma Tor Vergata, discutendo una tesi in Storia contemporanea sulla Guerra del Vietnam vista dalla stampa cattolica italiana. Ho lavorato in redazioni e uffici stampa dell'Irpinia e del Sannio. Nel 2008 ho creato il portale culturaeculture.it, dove tuttora mi occupo di libri, film, serie tv e documentari con uno sguardo attento alle pari opportunità e ai temi sociali. Nel 2010 ho pubblicato un romanzo giovanile (scritto quando avevo 16 anni) sulla guerra del Vietnam dal titolo 'Conflitti'. Amo la Psicologia (disciplina molto importante e utile per una recensionista di romanzi, film e serie tv). Ho studiato presso l'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica il linguaggio del corpo mediante la Psicosomatica, diplomandomi nel 2018 in Naturopatia. Amo la natura, gli animali...le piante, la montagna, il mare. Cosa aggiungere? Sono sposata con Carmine e sono mamma del piccolo Emanuele

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