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Bridget Jones’s Baby, diverte con gusto il terzo capitolo della saga

Bridget Jones’s Baby: trama e recensione del film

Bridget Jones’s Baby è brillante, ironico e controcorrente, forse il miglior film della saga perché, per raccontare una storia del genere, bisogna uscire dagli schemi usando i toni della commedia senza apparire demenziali, né costruiti, ma in modo semplice, con quel tocco di essenzialità tipico di chi ha devvero qualcosa da dire o meglio da aggiungere.

La regia è affidata a Sharon Maguire che – avvalendosi della sceneggiatura di una straordinaria Emma Thompson (nel film veste i panni di una ginecologa sui generis), di Dan Mazer e di Helen Fielding – ha girato un film perfetto. Il cliché della donna attempata, che a quarantatré anni resta incinta, non limita una commedia geniale, priva di sbavature che ha i tempi giusti. Anzi, la valorizza.

Bridget Jones’s Baby è, dunque, un film classico-moderno, perché diverte con gusto. La pellicola, infatti,  si rivolge alla donna di oggi, stressata dalle scadenze biologiche e dalla voglia di affermazione professionale. Eppure il lungometraggio piace anche alle adolescenti! Qual è il segreto? Vediamo.

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A qualsiasi età ogni donna sogna il grande amore e Bridget – la sfigata per antonomasia – non è da meno. I personaggi ruotano intorno alla protagonista facendole a volte da specchio. Per esempio, la giovane manager dark, dal cuore duro e dallo sguardo temprato, non è poi così impassibile. Le amiche di Bridget sono sempre lì, pronte a sostenerla e in fondo anche la madre criticona che pure qui incarna lo stereotipo piccolo-borghese anglosassone, dal quale la signora cerca di evadere con non poca fatica.

Gli uomini in questo lungometraggio fanno solo da accompagnamento, come si denota in molte sequenze del film. I due maschi, apparentemente agli antipodi, pur non essendo il simbolo di una virilità sorpassata, hanno comunque alcune delle insicurezze dei loro padri. E la star è lei: Renée Zellweger, sempre in parte, simpatica, geniale, sicuramente più magra ma non per questo meno autentica nel ruolo che le ha dato la fama.

Le sue difficoltà dopotutto sono le nostre e del resto anche i bisogni. Bridget Jones è più matura, cade di meno, ma è salda nei principi. Coerenza e garbo fanno di questo personaggio, nato dalla penna di Helen Fielding, un esempio di autenticità, perché Bridget rimane se stessa e, anche se tutto intorno cambia, lei non si adegua. Pasticcia ancora, la nostra amica!

La trama in sintesi…

Tutta la trama di Bridget Jones’s Baby ruota intorno a un equivoco; Bridget resta incinta (proprio come le protagoniste di altre commedie meno avvincenti, quali Piacere, sono un po’ incinta del 2010 o Molto incinta del 2007) ma non sa chi è il padre del bambino, perché ha avuto rapporti ravvicinati con due uomini diversi: Mark, impersonato da Colin Firth, sempre fascinoso nei suoi modi british, e l’americano Jack (Patrick Dempsey), personal love che dice di saper assemblare la coppia perfetta attraverso le statistiche. Da qui una serie di simpatiche gags (la sequenza della puntata sull’Amore con equivoche dettature è a dir poco deliziosa). Un film da non perdere! 

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Maria Ianniciello

Mi chiamo Maria Ianniciello. Il mio nome intero è però Ianniciello Maria Carmela ma per comodità mi firmo solo Maria. Sono iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania dal 2007, nell’elenco dei Pubblicisti. Laureata in Lettere (vecchio ordinamento) con il massimo dei voti presso l’Università di Roma Tor Vergata, ho dedicato gli ultimi vent’anni della mia carriera allo studio dei nuovi e dei ‘vecchi’ Media. Nel 2008 ho fondato questo portale dove tuttora mi occupo di analisi del linguaggio cinematografico, televisivo ed editoriale (saggi, libri per bambini e romanzi). Ho lavorato per testate giornalistiche dell’Irpinia e del Sannio, curando anche uffici stampa. Nel 2018 mi sono diplomata in Naturopatia a indirizzo psicosomatico presso l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica di Milano, diretto dal professor Raffaele Morelli. Ho conseguito poi il Master in Lettura del Corpo mediante la Psicosomatica nel 2019 con la dottoressa Maria Montalto. La conoscenza della Psicologia (disciplina a cui sto dedicando gran parte delle mie ricerche) mi permette di esaminare i nuovi e i vecchi Media con un approccio integrato e molto innovativo.

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