La ragazza più fortunata del mondo: recensione del film

La ragazza più fortunata del mondo ha lo stile e la struttura di un film più leggero: la voce fuori campo, il contesto in cui è ambientata la storia, gli outfit della protagonista, il ritmo non lento. E invece, proprio come Una donna promettente (2020), la pellicola di Netflix è complessa e ricca di risvolti drammatici perché il regista Mike Barker, attraverso una vicenda individuale, è come se ripercorresse le strade che hanno portato le donne ad emanciparsi tra immani difficoltà, violenze fisiche e psicologiche subite, sensi di colpa, periodi di ribellione allo status quo.

La donna è apparsa come un corpo da sottomettere. La donna ha reagito allo stupro collettivo di genere emancipandosi mediante l’unico modello che le era familiare, ovvero l’immagine di una manager che abbatte il soffitto di cristallo senza più guardare indietro né dentro di sé. La rabbia soppressa e non vista fa però troppo male ed è considerata dalla donna stessa molto pericolosa, proprio perché può creare instabilità, può rovinare i rapporti, cambiare gli schemi e farla andare oltre gli spazi conosciuti. Eppure è proprio l’emozione della rabbia che costringe la protagonista di questa intensa pellicola a rivedere e rivalutare le proprie scelte e il proprio modo di stare al mondo.

La ragazza più fortunata del mondo: trama

Tiffany (Mila Kunis) oggi si fa chiamare Ani, è fidanzata con un ricco rampollo di un’importante famiglia ed è ad un passo dal matrimonio. Lei è diventata una talentuosa giornalista ma dal suo passato emerge a poco a poco, mediante intensi flashback, una storia liceale di violenza, con cui è chiamata a fare i conti quando le prospettano l’idea di partecipare a un documentario.

Ani ha imparato a reagire alle avversità della vita facendo del desiderio di rivalsa – che consta in un’ascesa sociale, la quale sembra garantirle una sorta di incolumità – il suo punto di forza, al contrario di Hannah Baker della serie televisiva Tredici che sembra lasciarsi sconfiggere (anche se poi vediamo alla fine che sconfitta non è!).

La ragazza più fortunata del mondo è un film che con estrema intelligenza e acume tratta più tematiche, dalla violenza di genere perpetuata in ambienti studenteschi, dove vige il cameratismo, ai sensi di colpa che provano le vittime degli stupri, anche a volte a causa dell’ignoranza delle famiglie, alla eccessiva facilità con cui in America si ha accesso alle armi. La pellicola è tratta dal libro di Jessica Knoll, che è anche autrice della sceneggiatura. Trovi il romanzo qui. Ti consiglio di vederla! Maria Ianniciello

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Maria Ianniciello

Giornalista culturale. Podcaster. Scrivo di cultura dal 2008. Mi sono laureata in Lettere (vecchio ordinamento) nel 2005, con il massimo dei voti, presso l'Università di Roma Tor Vergata, discutendo una tesi in Storia contemporanea sulla Guerra del Vietnam vista dalla stampa cattolica italiana. Ho lavorato in redazioni e uffici stampa dell'Irpinia e del Sannio. Nel 2008 ho creato il portale culturaeculture.it, dove tuttora mi occupo di libri, film, serie tv e documentari con uno sguardo attento alle pari opportunità e ai temi sociali. Nel 2010 ho pubblicato un romanzo giovanile (scritto quando avevo 16 anni) sulla guerra del Vietnam dal titolo 'Conflitti'. Amo la Psicologia (disciplina molto importante e utile per una recensionista di romanzi, film e serie tv). Ho studiato presso l'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica il linguaggio del corpo mediante la Psicosomatica, diplomandomi nel 2018 in Naturopatia. Amo la natura, gli animali...le piante, la montagna, il mare. Cosa aggiungere? Sono sposata con Carmine e sono mamma del piccolo Emanuele

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