Dante, il film di Pupi Avati

Sono trascorsi Settecento anni dalla morte di Dante Alighieri. Il Sommo Poeta ci ha determinati e plasmati, come italiani ed europei, più di quanto pensiamo perché ha condizionato anche la nostra idea di morte e rinascita creando un oltretomba che fu suddiviso in tre dimensioni forse per la prima volta in maniera così chiara e precisa. Per molto tempo il viaggio di Dante è stato considerato più in senso letterale che come una metafora della vita. E il motivo è da ricercare nel contesto religioso e politico dei secoli successivi, soprattutto durante la controriforma cattolica.  

Recensione di Dante di Pupi Avati

Pupi Avati, consapevole della popolarità del messaggio del Sommo Poeta, ha voluto raccontare Dante Alighieri strutturando il film su due piani temporali paralleli. Da un lato abbiamo Giovanni Boccaccio, interpretato da Sergio Castellitto, che dopo la peste si reca a Ravenna per volere dei fiorentini che chiedono il perdono di suor Beatrice, la figlia di Dante.

Ma l’itinerario di Boccaccio è intimo e personale, perché tutta la poetica dell’autore del Decamerone nasce e si struttura come entità a sé proprio partendo dall’innovazione letteraria di Dante Alighieri. Conoscere suor Beatrice, per Boccaccio, è un po’ come avvicinarsi al suo Maestro che per lui è già mito e leggenda.  

Pupi Avati nel corso della pellicola si sposta di oltre cento anni. Dante è solo un bambino quando vede la madre agonizzante, ed è un giovane adulto (Alessandro Sperduti) quando la sua città viene sconvolta da una guerra fratricida, nella quale si scontrano i guelfi e i ghibellini. Dante vede l’inferno sulla terra in quel suo microcosmo che è Firenze ma, attraverso l’amore platonico, che prova per la giovane Beatrice (Carlotta Gamba), riesce ad elevare il suo spirito dall’elemento materiale e terreno. Il tramite è la Poesia che lo aiuterà anche ad affrontare la durezza dell’esilio.

Poco cuore…

Raccontato così il film di Avati sembra appassionante e ricco di metafore; in realtà il lungometraggio non ha un Cuore, nel senso che le emozioni sono solo vagamente accennate, perché ogni sensazione è qui congelata in una sceneggiatura priva di personalità.

Certo, descrivere Dante oggi, cogliendone il messaggio, senza scadere nella retorica, non è facile. Pupi Avati ci ha provato con un ottimo cast ma purtroppo il film non coinvolge fino in fondo. La musica di sottofondo, che scandisce il tempo di Boccaccio, rievoca le fiction nostrane, realizzate per la Televisione, ed è come se questa pellicola non avesse anima né corpo!

L’elemento prosaico – che è predominante in certe sequenze – si annulla nello sguardo e nella voce commemorativa di Boccaccio che però (nonostante l’ottima performance di Castellitto) non riesce fino in fondo ad attualizzare il Mito lasciandone tuttavia intatta la sua aura di perfezione! Un vero peccato per un film che avrebbe potuto dare molto di più! Maria Ianniciello

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