Ti mangio il cuore: recensione e trama del film

Ti mangio il cuore di Pippo Mazzapesa è un film crudo e cruento; è un gangster movie raffinato nella fotografia quanto spietato nella sceneggiatura.

Siamo nella terra di nessuno, in Puglia, nel cuore del Gargano ma il mare è una presenza straniera che vediamo in pochissime scene. Mazzapesa gira, infatti, il suo film in un mondo chiuso, acerbo, serrato, dove il patriarca esercita il diritto di proprietà su cose, animali e persone. Qui si coltiva la terra, si allevano ovini, bovini e suini e la religione non è spiritualità.

La fotografia è priva di colori, segno che le cose in questo contesto o sono bianche o sono nere. Non esistono sfumature, esiste solo il bene e il male. Ed è nel male che, grazie a questo film, compiamo un viaggio, entrando negli inferi più profondi dove le logiche cambiano e l’amore romantico finisce per assumere caratteristiche atipiche perché si nutre di possesso, di vendetta, di sangue. L’amore, privato dell’empatia, della solidarietà e di tutti i valori della cosiddetta via cerebrale alta, si manifesta con un mix di sensazioni istintive e selvagge che, non essendo mediate dalla ragione, non si trasformeranno mai in sentimenti autentici.

Per guardare Ti mangio il cuore bisogna svestirsi di moralismo e vedere la realtà con gli occhi dei mafiosi. Solo così si può cogliere il senso profondo di questo film, perché per sconfiggere davvero il nemico dopotutto bisogna anche avere il coraggio di guardarlo negli occhi.

Andrea Malatesta (Francesco Patané) è un antieroe che viene iniziato, dopo la morte del padre Michele, nientemeno che dalla madre (Lidia Vitale) -proprio come Gennaro Savastano della serie cult Gomorra – ad uccidere gli assassini del padre, ovvero i Camporeale, usurpandone il volto. Andrea, anche se è figlio del boss, non ha mai ammazzato nessuno. Ma è chiamato a vendicarsi.

Il film si apre negli anni Sessanta quando il piccolo Michele Malatesta (Tommaso Ragno) vede sterminare la propria famiglia dai Camporeale. L’immagine della Madonna che viene anche lei usurpata nel volto ci introduce in una realtà mafiosa, nella quale la Giustizia pubblica non esiste perché prevale la Legge tribale del Taglione.

Il tempo è passato. Siamo nel 2004. Michele si è vendicato e tra le due famiglie regna un po’ di pace. Ma Andrea, come Paride che si innamora di Elena, ha messo gli occhi su Marilena (Elodie) che è la moglie di Santo Camporeale. Tra i due è nato un rapporto adultero. Santo sa dell’adulterio e chiede giustizia.  Con l’intercezione di una terza famiglia, i Montanari (Michele Placido interpreta il boss in modo encomiabile), ci dovrebbe essere in teoria una sorta di tregua. Ma le cose andranno diversamente.

Ti mangio il cuore è un film potente (nel cast c’è anche Francesco Di Leva) che si ispira a fatti realmente accaduti avvalendosi dei toni e delle forme della tragedia occidentale e della mitologia greca, l’Iliade in primis, con richiami evidenti al gangster movie. La pellicola è tratta dall’omonimo romanzo di inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini (trovi il libro qui). Il personaggio di Marilena (ottima l’interpretazione di Elodie) si ispira a Rosa Fiore, la prima donna pentita della cosiddetta Faida del Gargano. Maria Ianniciello

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