Ad Astra: recensione del film con Brad Pitt

Se sei alla ricerca del brivido Ad Astra non fa per te, perché si tratta di un film dalla forte connotazione filosofico-esistenziale che si allontana dalle pellicole di fantascienza di ultima generazione cercando risposte più esaustive ed intime che riguardano emozioni ed istinti, paure sottaciute e il desiderio di ritrovare la propria essenza in un universo sconosciuto ed infinito.

Ad Astra chiede spiegazioni ai padri che ci hanno preceduto con l’intento di opporsi alle loro cedevolezze. Ma il film è anche un affresco disincantato e moderno dei figli insicuri che, per far fronte al timore di essere abbandonati ancora una volta, inseguono il tanto agognato equilibrio con fin troppa razionalità mettendo così a tacere emozioni più viscerali che li collegano con il loro lato animale.

Ad Astra recensione

Essere arrabbiati è oggi una colpa. Essere inquieti? Anche. Dobbiamo mostrarci efficienti, senza sentimenti, senza implicazioni, senza legami. Ad Astra affronta questi ed altri aspetti del vivere umano facendoci riflettere.

E lo fa attraverso il volto di Brad Pitt, nel duplice ruolo di attore e produttore, che dà le sembianze a Roy McBridge, un ingegnere spaziale. La macchina da presa di James Gray segue i passi del suo piccolo eroe, prima con una certa pacatezza, in modo cerebrale, poi con un po’ più di enfasi.

Il ritmo quindi aumenta di poco e con esso anche le domande esistenziali che Roy si pone mentre cerca di portare a termine il compito che gli viene affidato dai suoi superiori: cercare il padre scomparso nei pressi di Nettuno molti anni prima, quando stava eseguendo una delicata missione che si prefiggeva l’obiettivo di trovare nello Spazio altre forme intelligenti di vita.

Ad Astra si muove su due binari paralleli: da un lato il personaggio principale, in rappresentanza dell’umanità intera, vuole comprendere il lato oscuro dell’esistenza cercando un Dio lontano (si vedono rituali religiosi nel corso del film); dall’altro Roy si fa redentore degli uomini e delle donne di oggi che pagano le colpe delle generazioni precedenti.

Ma in cosa è contemporanea questa pellicola? Sicuramente nell’individualismo imperante, nella solitudine dei numeri primi e nella tendenza a ripulire la nostra vita da tutte quelle emozioni che giudichiamo limitanti ma che, se non espresse, tolgono brio alla nostra quotidianità facendoci sembrare dei robot.

Man mano che si procede verso il finale, il film mette da parte la testa per dare spazio al cuore dove l’essere umano può trovare le risposte alle proprie domande.

Ad Astra: trama del film con Brad Pitt e recensione

L’ambientazione è claustrofobica, soprattutto all’inizio, con colori metallici, cupi, che non lasciano spazio né alla creatività né alla fantasia. Le meravigliose sfumature della Terra sono solo un ricordo lontano e le vediamo per un attimo quando Roy è sulla Luna.

Ad Astra approfondisce quanto già esposto in film come Gravity e va oltre il messaggio di Interstellar perché probabilmente questa pellicola non è interessata alle Stelle quanto all’Uomo in tutte le sue sfaccettature e contraddizioni.

Un Uomo che ha un’unica possibilità: vivere sul pianeta blu nel migliore dei modi, ritornando all’essenziale. Una nota dolente: molte, fin troppe, le figure maschili nel film… ma forse anche questa scelta non è casuale. Ve lo consiglio. Ad Astra è su Netflix in abbonamento e su altre piattaforme a noleggio.

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