Mare fuori 2: recensione della serie tv

Dodici episodi carichi di pathos: questo e molto altro è Mare fuori 2. La seconda stagione della serie televisiva italiana promette bene sin dalle prime puntate ma è verso la metà che la tensione sale per raggiungere l’acme in un crescendo di sensazioni, tra lutti, momenti di cupa disperazione e di rinascita. Anche qui, come nella prima stagione, a fare da filo conduttore è l’amicizia tra Filippo (Nicolas Maupas) e Carmine (Massimiliano Caiazzo), che, sebbene provengano da contesti familiari differenti, hanno molto in comune. Il carcere minorile per loro è diventato un luogo dove, attraverso tante peripezie, coltivare e poi mettere alla prova la loro amicizia.

Nella seconda stagione, come nella prima, troviamo tutta una serie di personaggi che diventano funzionali alla storia. Anche Mare fuori 2, pur rievocando i toni del gangster movie, mediante un codice linguistico e fisico specifico, si discosta da Gomorra e dai suoi figli, perché ha tutte le caratteristiche di un prodotto audiovisivo di formazione per giovani che si apprestano a diventare adulti.  

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Tanti punti di vista, diverse chiavi di lettura. Recensione di Mare fuori 2

La serie televisiva può essere letta in vari modi, usando lenti molto differenti. Se indossiamo la lente femminista, ci accorgiamo che pure qui, nonostante i buoni propositi, i personaggi femminili sono figure poco strutturate che cercano spesso riscatto mediante l’amore. Viola Torri (Serena De Ferrari) è la femme fatale. Gemma (Serena Codato) è ingabbiata in un rapporto violento fatto di dipendenza affettiva e di manipolazione. Kubra (Kyshan Wilson) è figlia di un’immigrata di colore che si ribella alla madre perché vuole farla prostituire. La stessa Naditza (Valentina Romani), pur avendo un talento incredibile per la musica, come la principessa nelle fiabe (almeno in questa seconda stagione) prova a riscattarsi tramite il grande amore per Filippo. E infatti sarà proprio quest’ultimo che tenterà di salvarla da un matrimonio concordato ormai inevitabile.

Al contrario la gran parte dei personaggi maschili, non solo Filippo e Carmine (lo stesso Pirucchio e anche Pino) sono ben strutturati e compiono una metamorfosi; alcuni per liberarsi dal senso della perdita e dalla paura dell’abbandono. I personaggi femminili sembrano incompiuti e privi di ambizioni personali, come del resto lo è la stessa direttrice Paola Vinci (Carolina Crescentini). Infatti sappiamo molto della vita privata di Paola (ha perso un bambino a causa di un incidente grave, si è lasciata col marito…) ma pochissimo conosciamo della sua ascesa professionale. Speriamo nelle successive stagioni…

Se invece indossiamo una lente psicoanalitica, il punto di vista cambia, perché potremmo dire che i personaggi principali (anche femminili), attraverso dolori e patimenti, si completano mediante l’amore non solo sentimentale. Filippo troverà la sua metà. Carmine dovrà lasciar andare il dolore del lutto per diventare padre consapevole. Anche Massimo (Carmine Recano) dovrà fare i conti con la mancanza per riscoprire il senso della paternità. E Naditza? Lo scoprirete guardando Mare fuori 2, di cui non posso raccontare la trama perché farei troppo spoiler. E non voglio rovinarvi il gusto della sorpresa. La trovate su Netflix e Rai Play.  Maria Ianniciello

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