L’arma dell’inganno: il film sull’Operazione Mincemeat, il depistaggio che sconfisse Hitler

Lo ammetto, quando mi sono seduta per vedere L’arma dell’inganno – Operazione Mincemeat, ero scettica, perché mi aspettavo un film molto tecnico, senza anima, forse anche un po’ corale, ovvero senza storie private e personali. Sicuramente ti chiederai perché io abbia deciso di vederlo. Da giornalista che scrive recensioni guardo tanti film, alcuni con un certo iniziale scetticismo, come in questo caso, altri con più trasporto e decisione.

Talvolta (anche se di rado per fortuna) sono costretta a vedere anche cose di scarsa qualità, altre volte mi lascio guidare dal cast come in questo caso. Ebbene, cancella tutto ciò che ho scritto perché il mio scetticismo iniziale è andato via dopo i primi venti minuti di film.

L'arma dell'inganno recensione

L’arma dell’inganno: recensione

L’arma dell’inganno – Operazione Mincemeat, a differenza di pellicole storiche e molto corali, come Dunkirk (2017), ci fa avventurate nella grande Storia attraverso le piccole storie mettendo al centro le persone che portarono a compimento la più grande missione di depistaggio e spionaggio. Delle guerre non conosciamo l’altra faccia della luna, ovvero tutti quegli intrighi nascosti e sottaciuti che si svolgono non solo nelle grandi stanze dei palazzi ma anche in camere anonime dove invece si decide tutto o quasi. I campi di battaglia sono solo il volto più evidente della luna, la parte più tragica della guerra. Le strategie vengono decise in realtà altrove.

Ebbene, questo film entra in quelle stanze nascoste, narrandoci una vicenda che non conosciamo e che ci riguarda anche da vicino come italiani, perché con l’Operazione Mincemeat si decise lo sbarco in Sicilia degli Alleati.

Trama e considerazioni finali

Siamo nel 1943, in una Londra impaurita dalla seconda guerra mondiale. Wiston Churchill ha deciso di sbarcare in Sicilia ma i tedeschi vanno depistati per evitare che sulla costa sicula si realizzi un massacro. Bisogna che i nazisti credano che gli Alleati approderanno in Grecia. Ma come farglielo credere? Ad organizzare un piano bizzarro e capillare è la squadra del Comitato Venti, capitanata da due uomini molti diversi per stile di vita ma simili per integrità morale. L’uno è il capitano Ewen Montagu (Colin Firth), l’altro è il tenente Charles Cholmondeley (Matthew Macfadyen).

I due, con tutta una serie di collaboratori, dovranno cooperare per realizzare l’operazione di depistaggio. La macchina da presa John Madden indugia con lucidità e senza troppa impazienza sulle vite di questi due uomini senza dimenticare troppo gli altri personaggi che furono essenziali per la riuscita della missione. Insomma, questo lungometraggio mi ha piacevolmente colpita e stupita. La recensione de L’arma dell’inganno è di Maria Ianniciello

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