La sirenetta, pregi e difetti del nuovo film della Disney (+6)

C’è tutto lo spirito del nostro tempo (ma manca forse lo spirito del profondo) ne La sirenetta, il nuovo film della Disney. Il lungometraggio è realizzato in live action ed è diretto da Rob Marshal. Lo sceneggiatore David Maggie riprende solo in parte la fiaba di Hans Christian Andersen, discostandosene non solo per il finale ma anche per il significato. La sceneggiatura si basa principalmente sul cartone animato di Ron Clements e Jon Musker che nel 1989 appassionò grandi e piccini diventando un cult. A vestire i panni di Ariel è nel live action Halle Bailey che nella versione italiana ha la voce di Sara Labidi per i dialoghi e Yana C per il canto. Eric è Jonah Hauer-King (Federico Campaiola per i dialoghi, Simone Iuè per il canto). Re Tritone è uno straordinario Javier Bardem (Roberto Pedicini), mentre Ursula è Melissa McCarthy (voce italiana Simona Patitucci). Sebastian è doppiato in italiano da Mahmood, Scuttle da Alessia Amendola, Flounder da Ciro Carizio.

La sirenetta: recensione

Quando entro in sala, già sento un’energia molto gioviale. Indosso gli occhiali per il 3D e mi godo l’avventura. Le immagini sono superlative, mi sembra di essere parte del film: il mare esprime tutta la sua bellezza e la sua particolare forza. Le creature marine, realizzate a computer, sembrano vive, autentiche. Tritone si manifesta nella sua potenza con l’energia paterna e protettiva. Le sirene sembrano delle Barbie. E lei, la sirenetta, è reale nelle sue insicurezze adolescenziali. I colori sono forti anche sulla terraferma. Il sole è cocente e si percepisce. L’atmosfera è magica.

La storia

Ariel vorrebbe uscire con la testa dalle acque, vedere gli umani, ma – a differenza della fiaba di Andersen – non le sarà mai consentita un’esperienza del genere, perché Tritone, suo padre, non ha fiducia negli uomini che inquinano ed uccidono, nonostante provengano proprio dalle acque. Il mondo sommerso e il mondo della terraferma infatti sono separati e divisi dalla sfiducia reciproca.

Siamo in un tempo ignoto, in una terra indefinita. Eric è stato adottato, il colore della sua pelle è chiaro. La madre adottiva ha la pelle scura. Il ragazzo si avventura per i mari, con il desiderio di diventare uomo tra gli uomini ma si sente incompleto. Gli manca la metà più importante. Gli manca la sua anima. Dall’altra parte Ariel ha coraggio da vendere ma non sa gestire la propria forza perché le manca l’altra parte di sé; dunque non pensa alle conseguenza ed esce dalle profondità delle acque. Salva Eric da una morte certa cantando per lui. Poi ritorna a casa ma il ricordo del ragazzo la perseguita costringendola a barattare con Ursula, la zia strega, la sua voce in cambio delle gambe.

La maga, la donna che ha rinnegato sé stessa e che sfrutta i suoi poteri magici per ottenere un Potere assoluto e gerarchico, toglie ad Ariel anche il ricordo. La sirenetta, che diventa umana, non ricorderà che nell’arco dei tre giorni dovrà farsi baciare dal principe altrimenti diventerà prigioniera di Ursula. Riusciranno i suoi amici Sebastian, Scuttle e Flounder ad aiutarla? Lo scoprirete al Cinema.

Temi contemporanei

La nuova sirenetta è una fiaba contemporanea che con i suoi codici intramontabili affronta diversi temi, dal rapporto tra anima e animus (cito Jung), alla trasformazione di Ariel – che diventa donna tramite l’amore lasciando il conosciuto per l’ignoto, dal rispetto per l’ambiente, in modo particolare per il mare, all’integrazione fra etnie diverse. Mi chiedo: ma è solo un’operazione nostalgia oppure c’è molto di più? Ariel cresce davvero? Io ho avuto la percezione che Eric sia in realtà davvero maturato in questo nuovo film. Ariel mi sembra al contrario incompleta, meno magnetica, rispetto al personaggio del 1989. In verità credo che ci sia stata molta attenzione alla forma (sia per la grafica che per il messaggio) e meno alla sostanza dal punto di vista del percorso di trasformazione della protagonista. Resta tuttavia un ottimo film. Maria Ianniciello

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