Aiutiamo i ragazzi

«La sofferenza mentale tra i ragazzi corre come il contagio», scrive il settimanale L’Espresso nel numero del 21 marzo 2021, descrivendo il disagio dei tanti adolescenti e preadolescenti che – chiusi nelle loro case, lontani dagli amici e senza una vita sociale, che dovrebbe essere il cuore pulsante della loro età – soffrono di patologie psichiche.

Le malattie psichiche nell’infanzia e nell’adolescenza erano in aumento anche prima del Covid ma la pandemia ne ha incrementato l’incidenza tanto che si calcola che i ricoveri in psichiatria siano del 30 per cento in più (rispetto a prima della pandemia) presso l’Ospedale Bambino Gesù di Roma.

La diretta conseguenza dei disagi psichici è l’incremento (+20%) anche dei tentati suicidi tra i ragazzi e le ragazze. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il suicidio è la seconda causa di morte nel mondo tra la popolazione dai 15 ai 29 anni.

In Italia è invece la terza causa di morte in giovane età dopo gli incidenti stradali e i tumori, con un’incidenza più alta nel genere maschile (nei maschi è il 14,7% sul totale dei decessi nella fascia d’età tra i 15 e i 29 anni; mentre nelle femmine l’8%).

La causa di questo divario andrebbe ricercata in una cultura ancora patriarcale che considera debolezze stati d’animo come la paura e la tristezza che non possono essere manifestati, pena l’esclusione dalla rete di amicizie e una conseguente sensazione di inadeguatezza. I maschi tenderebbero così a chiedere meno aiuto in caso di depressione o di altra sofferenza psichica.

Suicidi e malattie psichiche nei ragazzi. Le ipotetiche cause

Nel documentario ‘Come stanno i ragazzi’ (visibile su Rayplay, diretto da Alessandro Tosatto ed Andrea Battistuzzi e uscito nel 2019), Antonella Costantino, direttrice della Neuropsichiatria Infantile del Policlinico di Milano, fa notare che l’accesso dei bambini e degli adolescenti ai servizi neuropsichiatrici è raddoppiato negli ultimi dieci anni. Su una regione di 10milioni di abitanti come la Lombardia in un anno arrivano ai servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza 120mila ragazzini.

Sempre nel documentario, il direttore del Dipartimento della Salute della Donna e del Bambino dell’Università di Padova, Giorgio Perilongo, sostiene che le cause sono multifattoriali. I fattori ambientali vanno dalla crisi della famiglia tradizionale all’incertezza per il futuro e alle eccessive aspettative di successo e di bellezza, favorite dai social network. Questi modelli di perfezione propinati dai social, soprattutto da Instagram, creano nei ragazzi e nelle ragazze un senso di colpa e di vergogna che vengono innescati da una sensazione di perenne inadeguatezza. Da qui anche l’aumento dell’autolesionismo e del rifiuto di mangiare, soprattutto nelle ragazze.  

Il problema dei social

C’è poi un altro fattore, legato ai social. Le immagini di ragazze anoressiche e di persone che praticano l’autolesionismo circolano incontrollate sui social network sotto forma di tutorial e con incitamenti alla pratica. Gli algoritmi consentono agli utenti di creare una rete di contatti in base ai propri interessi e alle proprie simpatie favorendo la nascita di gruppi chiusi che spesso limitano ed ostacolano altri punti di vista. Si crea così una sorta di camera di risonanza e non è raro che si assumano posizioni molto estreme. In Italia poi è stata abbassata a 14 anni l’età per iscriversi sui social. Bisognerebbe quindi rivedere questi meccanismi tutelando le fasce più giovani della popolazione. I genitori dovrebbero inoltre vigilare ed educare i figli ad uso consapevole del cellulare e soprattutto delle applicazioni.

Investire in Neuropsichiatria infantile

Come si evince nel documentario ‘Come stanno i ragazzi’ – che oltre ad intervistare gli esperti e a soffermarsi sui dati, racconta storie di vita vissuta –, per evitare che i disagi psichici peggiorino e quindi possano essere la causa di tentati suicidi tra i ragazzi e di autolesionismi, sono necessari: diagnosi precoce, presa in carico tempestiva del paziente, percorsi assistenziali e percorsi residenziali. Occorre poi non lasciare le famiglie sole.

Purtroppo c’è una carenza di personale sanitario e parasanitario in neuropsichiatria infantile. Inoltre i posti letto sono 336 in tutto il Paese. Spesso questi ragazzini e bambini vengono ricoverati nei reparti di psichiatria per adulti (non sono luoghi idonei per queste fasce d’età e il più delle volte finiscono per peggiorare la situazione) e in pediatria.

Si calcola che per mettere in sesto tutto il sistema della salute mentale italiano, sia per adulti che per bambini e ragazzi, servirebbero 2miliardi di euro. Un investimento che andrebbe messo in agenda quanto prima perché la situazione è grave e non può essere più sottovalutata. Maria Ianniciello

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