Jobs: trailer, trama e recensione del film

jobs-film-3Girare un film su un personaggio come Steve Jobs non è semplice, sia per un regista, sia per un attore. Su Jobs si è detto tutto, anche troppo. Sono stati scritti libri e diffuse interviste inedite, come l’ultima mandata in onda da Laeffe. Eppure, per qualsiasi personalità, c’è sempre un aspetto oscuro che si può portare alla luce e sul quale è possibile costruire una sceneggiatura, degna di questo nome. Purtroppo non è stato così per “Jobs”, il film uscito il 14 novembre al Cinema e diretto da Joshua Michael Stern. La grande pecca di questa pellicola – che avrebbe dovuto coinvolgere spronando in particolare i giovani a porsi un obiettivo e a mettercela tutta per realizzarlo proprio come ha fatto il cofondatore della Apple – è la sceneggiatura, la cellula primordiale di un film, che è stata costruita decisamente male. La prima sequenza ci va vedere l’amministratore delegato dell’azienda di Cupertino presentare, in jeans e maglietta, l’iPod. Lo sguardo di Jobs, interpretato da Ashton Kutcher in maniera encomiabile (la somiglianza con Jobs è impressionante), è deciso, perché lui sa ciò che vuole, lo ha sempre saputo. Con un intenso primo piano comincia il viaggio nel tempo, quando Jobs era solo un ragazzo che camminava scalzo al Reed College, l’Università che ben presto abbandona dopo aver seguito un corso di calligrafia, del quale parla agli studenti di Stanford, dove racconta tre storie legate da puntini, che hanno dato un senso alla sua vita e soprattutto alle scelte fatte. 000JobsMa nel film questo passaggio decisivo non è stato previsto. Il giovane Steve, che ha maturato dall’età di 12 anni competenze tecniche, si dedica al marketing promuovendo una scheda per il computer ideata dal suo amico ingegnere, Steve Wozniak “Woz” (Josh Gad). Nasce così la Apple, la cui sede è nel garage del padre adottivo, che diventa con il trascorrere del tempo grazie agli investitori, che credono nelle idee di Steve, una grande azienda. Le cose però per Jobs si mettono male e, a causa di un complotto il cofondatore della Apple, è costretto a dimettersi. A questo punto c’è un salto di dieci anni. Le fasi successive e importanti della sua biografia, senza le quali non sarebbero stati prodotti l’iPhone e l’iPad, non sono neanche accennate. Nessun accenno alla Pixar, con la quale Jobs crea il primo cartone animato a computer diventando milionario. Si vede invece il cofondatore della Apple ritornare nella sua azienda, che non versa in buone acque, ma non ci sono immagini sulla malattia né si comprende appieno la filosofia di quest’uomo che aveva l’obiettivo di cambiare il mondo con la forza di prodotti rivoluzionari e iniziative geniali come iTunes e gli Apple Store. Il film su Steve Jobs, tratto dal libro “Steve Jobs” di Walter Isaacson, è superficiale però sprona lo spettatore a documentarsi per saperne di più su questo uomo visionario che aveva abbandonato la fidanzata incinta e che non voleva saperne nulla della figlia Lisa (che poi riconosce e accoglie nella sua casa). Un uomo dalla personalità contorta e incomprensibile che in nome di un progetto era disposto a sacrificare ogni cosa, anche le amicizie. Una caratteristica che comunque la pellicola di Stern, non lenta né noiosa, riesce a mettere bene in evidenza soprattutto per la brillante performace dell’attore protagonista Ashton Kutcher.

Maria Ianniciello

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