PELECANOS, LO SCRITTORE CHE PIACE A OBAMA

George Pelecanos

I suoi romanzi sono amati anche dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Lui è George Pelecanos (nella foto), scrittore di successo oltre che produttore di film indipendenti, giornalista, sceneggiatore della celebre serie tv  The Wire. Pelecanos ha scritto numerosi thriller ambientati a Washington, la città in cui è nato e cresciuto: romanzi che gli hanno valso premi internazionali e un posto da autore bestseller nelle classifiche americane. In questi giorni, per Piemme, uscirà in Italia il suo nuovo romanzo “La strada di casa”, al centro del quale c’è il rapporto padre e figlio. Lo scrittore americano racconta la storia di  Chris Flynn, un ventiseienne che, dopo un’adolescenza turbolenta, è finito in un carcere minorile per una serie di reati, proprio nel momento in cui i suoi coetanei sceglievano l’Università da frequentare. Ma Chris vuole migliorare e cambiare; perciò, quando lui e un ex compagno di prigione trovano una borsa piena di soldi sotto il pavimento che stanno ristrutturando, ordina all’amico e a se stesso di non toccarla. Chris lavora per  suo padre Thomas, ex poliziotto, che gestisce una ditta e che ha deciso di dimenticare le delusioni e i conflitti del passato, ridando fiducia al figlio. Ma il giorno in cui il ragazzo non si presenta al lavoro Thomas sa con certezza che è di nuovo in pericolo, comprendendo però che non potrà sempre proteggerlo da ogni male. Quindi, dovrà lasciare che Chris trovi da solo la strada di casa. Ancora una volta, Pelecanos usa le tinte del noir per parlare dell’America della gente comune, in un romanzo che mette in luce la complessa dinamica di aspettative e rimpianti, perdono e redenzione.

«Penso che tutti possono avere una chance per migliorare la propria vita, bisogna solo capire il momento giusto e dare il massimo per sfruttarlo. Credo che il lavoro possa essere una delle leve principali per un cambiamento in positivo. Ho trovato la mia salvezza a 18 anni quando dopo un infarto  ho dovuto iniziare a lavorare in una tavola calda», ha raccontato l’autore al quotidiano La Repubblica.

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