Un terribile amore per la guerra, il libro di James Hillman

Da dove nasce l’istinto umano per la guerra? Come mai i conflitti continuano a imperversare in tante zone del mondo causando morti e distruzioni? Ha dato una risposta, più che convincente, a questi interrogativi James Hillman, in un libro di oltre 200 pagine che si intitola ‘Un terribile amore per la guerra’ (Adelphi). Quattro capitoli, in cui il filosofo e psicoanalista ha esposto una tesi molto affascinante.

Per Hillman, la guerra è normale, è inumana ed è sublime. Dire che la guerra è normale, afferma Hillman, non significa giustificarla né considerarla giusta; vuol dire al contrario comprendere che essa è la norma perché nei cinquemila seicento anni di storia scritta sono state registrate quattordicimila seicento guerre.

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Secondo il filosofo americano la guerra è una presenza archetipica che può essere capita e scoperta tramite la mitologia greca e latina. Il Dio pagano Ares/Marte era una divinità che mandava la morte violenta, che suscitava il panico, che faceva impazzire gli uomini individualmente e li accecava collettivamente come società. Per Hillman, la guerra è dunque inumana (non è fatta dagli uomini) perché è governata dal punto di vista psicologico proprio dall’energia archetipica di Ares/Marte. “La guerra è inumana, scrive Hillman, perché è una forza della natura e del destino”.

Negli ultimi due capitoli di questo libro molto particolare l’autore si sofferma sul legame tra amore e guerra – nato dal rapporto amoroso e adultero tra Afrodite e Ares – e sulle religioni monoteistiche, soprattutto il Cristianesimo, le quali proprio per le loro peculiarità si sono affermate e diffuse tramite la spada, perché per esistere un unico e solo Dio e un’unica e sola Chiesa devono essere spazzate tutte le altre divinità. Ed è quello che è accaduto oltre 2000 anni fa, con la conversione di Costantino. I Cristiani, poi, per convertire i pagani dovettero inglobare i vecchi culti nella nuova religione. Ares/Marte continuò così a vivere, precisa Hillman, nel nuovo Dio.

“(…) Finché gli altri popoli o gruppi di minor conto continuano a praticare i precetti e a credere in un dio diverso (o in una variante della verità universale del tuo Dio) essi rappresentano la negazione vivente della verità universale del tuo dio. (…) Combatterli è dunque una necessità della tua verità e della tua fede, perché, per quanto pacifica sia la loro vita e per quanto lontani siano i loro territori, la loro stessa esistenza getta un dubbio sostanziale sulle fondamenta della tua fede nel tuo Dio (..).

Hillman chiarisce in questo saggio inoltre che il monoteismo ebraico differisce da quello Cristiano perché lo spirito bellicoso del giudaismo – che si andò stemperando e frammentando nella diaspora del popolo ebraico – fu poi trasferito nel Cristianesimo, il quale fece sua parte della Bibbia creando quello che oggi chiamiamo Vecchio Testamento.

“L’appropriazione della Bibbia ebraica, senza il temperamento prodotto da secoli di analisi rabbiniche, favorì nelle nuove letture un letteralismo più combattivo”.

Da qui le crociate, tutti i conflitti sanguinari combattuti in nome della religione, e la sterminazione di interi popoli, come gli indiani d’America. Sapere da dove viene lo spirito guerriero occidentale, accettando il fatto che chiunque viva in Occidente sia Cristiano fino al midollo, ci aiuta a comprendere i fenomeni attuali e i conflitti con maggiore consapevolezza, afferma Hillman che sostiene che la guerra non si combatte col pacifismo perché l’energia archetipica è senza tempo e quindi è inarrestabile. L’unica cosa che si può fare – avverte il filosofo americano – è valorizzare l’estetica e quindi la cultura per stemperare l’istinto marziale. Insomma, Un terribile amore per la guerra offre un punto di vista molto diverso e sicuramente affascinante. Da leggere! Maria Ianniciello

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