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Dolor y Gloria: recensione del film di Pedro Almodovar

Dolor y Gloria: recensione ***

Quando scegli un film di Pedro Almodovar con consapevolezza sai già cosa ti aspetta; sai per esempio che dovrai subire i ripetuti attacchi di ipocondria del personaggio principale che farebbero un certo effetto anche ad Argante, il malato immaginario di Moliere.

Sai che la malattia e il male di vivere sono una costante nei film di Almodovar e quindi ci vai preparato. Poi, c’è chi non conosce il regista spagnolo ed è però pieno di aspettative perché magari ne ha sentito parlare in Tv. Le ipotesi sono due: costui o lo ama oppure lo odia. Non esiste una via di mezzo con Almodovar.

Se lo ami riesce a cogliere anche in un film come Dolor y Gloria, che di innovativo ha ben poco, dei momenti di rara bellezza che sono tutti condensati in poche sequenze intrise di naturalismo magico.

Dolor y Gloria recensione

La vita comincia in acqua per Almodovar ed è in una piscina che Salvador Mallo (Antonio Banderas) inizia a rivivere pezzi della sua infanzia, quando la mamma (Penelope Cruz) lavava i panni al fiume del paese con le altre donne intonando canti melodici di una Spagna rurale e ricca di tradizioni.

Il rito del bucato si consuma sotto gli occhi appassionati dello spettatore ed è questa la sequenza di rara bellezza. Ma ce ne sono altre (poche per la verità) e sono quasi tutte collegate al personaggio di Penelope Cruz.

In verità, come ho scritto in precedenza, a parte i cromatismi accentuati nelle tonalità del rosso che ricalcano una passione smodata e ai limiti dell’ossessività del protagonista, di nuovo c’è ben poco in Dolor y Gloria.

La storia è quella di un regista squattrinato ma dal nome prestigioso che, in occasione del restauro di uno dei suoi capolavori, si ritrova a fare uso di eroina per bisogno o più probabilmente per sperimentare la dipendenza perché la creatività nasce dalla sofferenza. Almeno questa è la visione di Petro Almodovar.

Nel complesso Dolor y Gloria è un film che fa riflettere sull’impossibilità di creare un’opera d’arte senza alcuna sofferenza o ostacolo da superare perché, come avrebbe detto James Hillman, la ghianda già sa ciò di cui avrà bisogno per diventare quercia e lo ricerca fino allo sfinimento. Ostacolarla non serve. Anzi genera altro dolore. Di seguito il trailer di Dolor y Gloria.  (Maria Ianniciello)

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Maria Ianniciello

Mi chiamo Maria Ianniciello. Il mio nome intero è però Ianniciello Maria Carmela ma per comodità mi firmo solo Maria. Sono iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania dal 2007, nell’elenco dei Pubblicisti. Laureata in Lettere (vecchio ordinamento) con il massimo dei voti presso l’Università di Roma Tor Vergata, ho dedicato gli ultimi vent’anni della mia carriera allo studio dei nuovi e dei ‘vecchi’ Media. Nel 2008 ho fondato questo portale dove tuttora mi occupo di analisi del linguaggio cinematografico, televisivo ed editoriale (saggi, libri per bambini e romanzi). Ho lavorato per testate giornalistiche dell’Irpinia e del Sannio, curando anche uffici stampa. Nel 2018 mi sono diplomata in Naturopatia a indirizzo psicosomatico presso l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica di Milano, diretto dal professor Raffaele Morelli. Ho conseguito poi il Master in Lettura del Corpo mediante la Psicosomatica nel 2019 con la dottoressa Maria Montalto. La conoscenza della Psicologia (disciplina a cui sto dedicando gran parte delle mie ricerche) mi permette di esaminare i nuovi e i vecchi Media con un approccio integrato e molto innovativo.