L’attenzione rubata. Ecco perché facciamo fatica a concentrarci

Johann Hari è uno dei giornalisti e opinionisti più quotati a livello internazionale. Laureato in Scienze sociali e politiche, ha scritto e scrive per importanti riviste e quotidiani come il ‘Guardian’, il ‘New York Times’, ‘Le Monde’, il ‘Los Angeles Times’ etc. Autore di diversi libri, alcuni diventati best seller del ‘New York Times’, ha prodotto il film ‘Gli Stati Uniti contro Billie Holiday’. Il suo nuovo libro mi ha subito attratta: ero in libreria e stavo cercando qualcosa proprio sui social media e su come questi ultimi gestissero il nostro tempo e ci rubassero l’attenzione. Il volume era collocato su un ripiano in alto di uno scaffale colmo di altri saggi di storia sociale e politica. Eppure sono riuscita a vederlo, complice la copertina che era molto invitante per me.

Recensione. L’attenzione rubata di Johann Hari

‘L’attenzione rubata’ è il titolo del nuovo libro di Johann Hari. Il sottotitolo non è meno accattivante: ‘Perché facciamo fatica a concentrarci’. Edito in Italia da La Nave di Teseo, questo libro/inchiesta offre molti spunti per riflettere sullo spirito del nostro tempo e sul sistema economico che dirige ogni nostra azione e comportamento. L’autore ci dimostra innanzitutto come il livello di attenzione stia calando in maniera sistematica e collettiva proprio a causa dell’uso smodato dei cellulari e soprattutto della nostra presenza costante sui social e sul web. In sintesi non riusciamo più a concentrarci. Hari intervista così scienziati ed esperti che hanno condotto analisi e studi su questo tema. Il risultato delle interviste è al centro del libro oggetto di questa recensione.

Dodici cause

Partendo dalla sua esperienza quotidiana, Hari individua dodici cause che determinano il calo dell’attenzione insistendo su un aspetto in particolare. Secondo il giornalista, la nostra attenzione è strettamente collegata alla nostra capacità di risolvere i problemi in maniera collettiva, integrata e funzionale. “Non credo sia una coincidenza che questa crisi dell’attenzione sia strettamente collegata alla peggiore crisi della democrazia sin dagli anni Trenta”, precisa Hari che aggiunge: “La democrazia richiede l’abilità di un popolo di prestare attenzione abbastanza a lungo per identificare i problemi reali, distinguerli dalle fantasie, trovare soluzioni e ritenere i loro leader responsabili se non riescono ad applicarle”.

Difatti, continua l’opinionista, “le persone che non riescono a concentrarsi saranno maggiormente inclini a soluzioni autoritarie semplicistiche e meno capaci di capire chiaramente quando esse falliscono”. Passare da un social all’altro – si evince in questo libro -, stando sul web per ore ed ore, incide su molti aspetti della nostra vita, compresa la qualità del sonno. Il problema, sostiene Hari, non è tanto l’uso della tecnologia quanto l’aumento della velocità dati dallo switching (quando passiamo da un compito all’altro continuamente perdiamo l’attenzione e il nostro cervello deve riconfigurarsi di continuo deteriorandosi) e dal filtering (il nostro cervello è costretto a filtrare molte informazioni nel giro di pochi secondi).

Il capitalismo di sorveglianza

In sintesi è l’aumento del flusso continuo di informazioni che ci deconcentra perché andando troppo veloci sovraccarichiamo le nostre capacità cerebrali ed esse si deteriorano. Gli algoritmi dei social e dei motori di ricerca, spiega il giornalista, sono creati proprio per aumentare il nostro tempo di permanenza su questi siti e app, con l’obiettivo di raccogliere i nostri dati e dunque definire i nostri gusti e le nostre preferenze al fine di creare campagne pubblicitarie sempre più mirate ed efficaci.

L’obiettivo finale? Aumentare il business di questi grandi magnati della tecnologia. Badate bene – avverte Hari, questa non è una tesi complottistica. La causa primaria della nostra mancanza di concentrazione è il sistema economico che in questo libro viene definito Capitalismo di Sorveglianza.

‘L’attenzione rubata’ ci fa addentrare in questo sistema, aprendo tutta una serie di considerazioni molto illuminanti anche sull’intreccio tra calo di attenzione, mancanza di attività fisica, cattiva alimentazione (con bevande gassate e zuccherate, cibi confezionati e processati) inquinamento e privazione del sonno.

Qual è la tesi?

La tesi di Hari è che possiamo fare molto dal punto di vista individuale. Lui in parte ci è riuscito prima tramite una vera e propria astinenza dal web, con l’isolamento a Provincetown, e poi cercando di ridurre l’uso dei dispositivi nel quotidiano. Ma, precisa il giornalista anglosassone, serve soprattutto un’azione collettiva che sensibilizzi le persone sull’importanza del mantenere alta la concentrazione al fine di proteggere la nostra salute e la democrazia che, si legge nel libro, è sotto attacco da idee sempre più polarizzate e totalitarie che circolano senza controllo sui social e sui siti.

Infatti è dimostrato che, a causa del bias di negatività, più nei post ci sono rabbia e odio più aumenta il nostro tempo di permanenza sui social. ‘L’attenzione rubata’ ci dimostra dunque come il nostro tempo libero venga costantemente ridotto dall’uso dei dispositivi e come la nostra capacità di discernere deteriorata. L’autore inoltre prospetta delle interessanti soluzioni. Il libro ha qualche piccolo limite dato dalla mole dell’argomento trattato ma la tesi regge. Vi consiglio di leggerlo per comprendere la realtà in cui viviamo e in particolare per capire anche come proteggersi individualmente e collettivamente. Lo trovi qui. Maria Ianniciello

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