Mai così vicini, la recensione del film con Michael Douglas e Diane Keaton

ASIG_03862.NEFRob Reinor ci ha fatto commuovere e sognare con film romantici e didascalici, piccoli capolavori come per esempio “Henry ti presento Sally” del 1989. Ripetersi comunque non è mai semplice, sfociare nella banalità è un rischio troppo alto anche per chi fa Cinema da una vita. Eppure, nonostante qualche insuccesso e alcune sbavature, Reinor si mette di continuo alla prova e riesce a raccontare i sentimenti umani con una certa sicurezza. Le sue storie fanno spesso riflettere, forse perché esse potrebbero appartenere a chiunque. Vite quotidiane. Vite semplici. Persone della porta accanto che, senza grandi ambizioni, si accontentano di cantare per 600 dollari in un locale di periferia, dove una canzone potrebbe riportare alla mente immagini di un marito defunto. E poi… ci sono i burberi o i bisbetici, cioè quei soggetti che fanno di tutto per essere disprezzati, perché  temono le delusioni e cercano di non affezionarsi a nessuno. Leah, protagonista di “Mai così vicini” – ultima commedia di Rob Reinor, uscita il 10 luglio nelle sale italiane – rientra nella prima categoria. Interpretata da Diane Keaton, Leah è una donna di sessantacinque anni materna e molto comprensiva. Lei, per attutire il dolore della perdita, ha adottato una valida strategia: si dona agli altri e lo fa con il sorriso. Ognuno, però, reagisce a suo modo. Oren Little (Michael Douglas) ha cercato un’altra via e, dopo il decesso della moglie, si è chiuso in se stesso per esorcizzare la sofferenza. Quando tutto sembra procedere secondo i piani, l’uomo – noto agente immobiliare che ha deciso di vendere la sua sontuosa villa – è costretto a ospitare la nipote di dieci anni. A questo punto Leah, simpatica vicina di casa, si offre di aiutarlo e i due cominciano a conoscersi. Reinor, quindi, ci regala, in questa estate dal clima incerto, una commedia divertente, non noiosa e forse poco originale ma che descrive come nasce un amore tra due persone mature. Infatti, secondo il regista, non è mai troppo tardi per amare… non è mai troppo tardi per cambiare. Oren, proprio come il bruco che diventa farfalla, subisce una metamorfosi che si compie all’improvviso, poco dopo aver tentato di lasciare la nipote sulla porta di casa della mamma tossicodipendente. Come è avvenuto questo cambiamento non è dato saperlo. Un buco dunque inspiegabile in un film gradevole. Brava comunque Keaton e superlativo Douglas, che aveva già lavorato con Reinor nella commedia sentimentale “Il Presidente – Una storia d’amore”.

Trailer: http://youtu.be/YPBDkMPGsBw

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