Signore e Signori, Alberto Lionello in mostra a Roma

Alberto Lionello 2Chissà, forse lui avrebbe apprezzato una mostra così. Lui, antidivo, avrebbe trovato di buon gusto la sobrietà di un piccolo allestimento in suo onore all’interno dell’enormità di un parco come quello di Villa Doria Pamphili a Roma. E’ questa la prima sensazione che si coglie entrando nei locali del Villino Corsini, nella Casa dei Teatri, e vedendo le tante foto, le locandine, i cimeli di una vita dedicata principalmente al teatro, e di inerzia anche alla televisione e al cinema. Alberto Lionello, come tutti i teatranti, non è mai morto. Rimane, come tutti, nel nostro immaginario personale e in quello di un Paese dalla grande tradizione teatrale costretta, oggi, a lottare contro il decadimento morale e culturale di una classe politica che in larga parte è indifferente a certi valori. La mostra “Signore & Signori… Alberto Lionello – il percorso di un grande attore tra prosa, cinema, radio tv e varietà”, promossa dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica del Comune di Roma, e curata da Chiara Ricci e AG Book Publishing (rispettivamente autrice ed editore dell’omonimo libro presentato l’11 maggio), a venti anni dalla sua scomparsa, riesce a ripercorrere la carriera artistica di Lionello con bello stile, grazie alle fotografie di scena e di vita, alle locandine, alle riviste di allora, e agli oggetti gentilmente concessi dalla famiglia (la figlia Gea e la moglie Erika Blanc) del grande attore. All’entrata, quattro grandi ritratti accolgono il visitatore. Quattro intensi primi piani scattati dal mitico fotografo Tommaso Le Pera, di cui particolarmente bello è quello relativo a “Ciao Rudy” del 1972 spettacolo di cui, in un’altra stanza, troveremo un LP originale con le musiche di Armando Trovajoli. Nella prima sala si vogliono suggerire i tratti fondamentali della poliedrica personalità di Lionello. Fotografie personali, di vita familiare, due suoi dipinti, gli inizi della carriera e riviste dell’epoca tra le quali colpisce quella che racconta un suo dramma personale: la morte della prima moglie (Margaret Axon) poco dopo aver dato alla luce il loro figlio Luca. Un frac in bella vista è quello cucito dal padre per uno dei suoi debutti. Nel secondo spazio ci si tuffa nell’intensa attività teatrale. Tante fotografie, tra le più belle le gigantografie di scena scattate durante “I due gemelli veneziani” (1977). Dall’esordio sul palcoscenico nel 1949 poco più che diciannovenne, Alberto non si ferma più. Innumerevoli le collaborazioni con i più grandi artisti.

Andreina Pagnani, Lina Volonghi, Ernesto Calindri, Ivo Garrani, fino a far coppia sulle scene e nella vita, con la stupenda Erika Blanc, dal 1978. Nella terza sala dedicata alla sua carriera, ancora tanto teatro, con splendide fotografie. Si va da quella con Wanda Osiris del 1954 durante la rivista “Festival” di Age & Scarpelli, a quella con Carla Gravina in “Giochi di notte” del 1975, da quella, straordinaria, insieme a un giovane e bello Giorgio Abertazzi in una pausa di “Adriano VII” nel 1971, a quelle con Nino Manfredi, Elio Pandolfi e Raffaele Pisu del 1954, in un tourbillon che emozionerà chi ha vissuto quell’epoca d’oro ma anche chi abbia un minimo di consapevolezza della nostra storia nello spettacolo teatrale. Attore intimamente e profondamente “di teatro”, Alberto approderà anche al cinema debuttando nel 1958 con “Mia nonna poliziotto” al fianco di Tina Pica, ma sarà un percorso in cui stenterà a decollare, forse a causa del suo radicale impegno sul palcoscenico. La quarta sala è dedicata al suo passaggio sui grandi schermi, con grandi e belle foto, a partire da quella con Tina Pica nel suo film d’esordio, a quella con Giulia Rubini sul set del film “Ricordati di Napoli” di Pino Mercanti, fino a un suo ritratto in “Sogno di una notte d’estate” di Gabriele Salvatores.

Una grande locandina ci ricorda la sua partecipazione in “Chi si ferma è perduto”, al fianco di Totò e altre quelle in “Signore & Signori” di Pietro Germi ( 1965 – film premiato con la Palma d’Oro a Cannes), “Porcile” di Pasolini, “Sessomatto” di Dino Risi e “Gran bollito” di Mauro Bolognini. Pennellate d’autore, le sue, in un ambito cinematografico che, come lui stesso affermava, “non ha mai dimostrato interesse nei miei confronti, né io del resto nei suoi.” Anni di fermento quelli, anni di novità e sperimentazioni. Alberto ne fu protagonista anche nella televisione, nata nel 1954, e certamente non commerciale come quella odierna. Era l’epoca dei varietà, dei quiz ma anche degli “sceneggiati” (non fiction) mutuati dai grandi romanzi e spesso interpretati da grandi attori. Se è vero che grande popolarità gliela diede Canzonissima nel 1960, in compagnia di Lauretta Masiero e Aroldo Tieri, in cui cantava il motivetto La La La con la celebre paglietta (esposta nella quinta sala, dedicata appunto alla tv), le sue doti potè esprimerle entrando in milioni di case dal 1966 al 1977 recitando in celebri sceneggiati quali “La coscienza di Zeno”, “Oblomov”, “Orfeo in paradiso”, “Castigo” e “Puccini” ricevendo per quest’ultimo un grande successo di critica e pubblico.

L’ultimo spazio espositivo è appunto dedicato alla televisione di Lionello, che se da un lato gli diede una popolarità enorme, dall’altro lo intimoriva tanto da dichiarare: «La televisione è bella, dà molte soddisfazioni, ma consuma un attore. Entra nelle case di milioni di persone e con una facilità estrema può uccidere un professionista che ha impiegato anni di carriera per raggiungere certi risultati». La serietà di Alberto Lionello, la stessa che lo spingeva a definirsi «noioso, ma sensuale quando recito». Una vita dedicata al teatro fino agli ultimi giorni, fino a quando poté resistere al male che avanzava. Un attore raffinato, sottile, di grande impegno e humor garbato. Questa sobria e bella mostra ne ripercorre il cammino come forse avrebbe fatto lui. Con un sorriso ironico nei confronti della vita che, per quelli come lui, non finisce mai.

Paolo Leone

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