Non solo CinemaRecensioni film

Till – Il coraggio di una madre, nel film la vicenda di Emmett Till

Recensione. Till – Il coraggio di una madre

Till – Il coraggio di una madre (lo trovi su Prime Video qui) è un film che non si dimentica facilmente e ciò che inquieta, man mano che la storia si sviluppa, è l’incapacità di una parte dell’America – dove il Suprematismo bianco è ancora ampiamente diffuso – di non farsi condizionare dal colore della pelle ma di vedere nell’altro semplicemente un essere umano. Ecco, questa incapacità mi inquieta ma non mi stupisce perché il lavaggio del cervello ha un peso.

Schiavizzati (gli afroamericani non potevano imparare a leggere né a scrivere. E non è un caso!) fino al 1865, quando entrò in vigore il tredicesimo emendamento della Costituzione americana che aboliva la schiavitù, i neri, anche se liberi, nel Sud degli Usa sono stati considerati inferiori. Il film Till – Il coraggio di una madre si sviluppa in questo contesto.

Trama di Till – Il coraggio di una madre

Siamo nel 1955. Emmett Till (Jalyn Hall) vive a Chicago con la madre Mamie (Danielle Deadwyler). Nella città dell’Illinois i neri vengono trattati con dignità. Ma la sua famiglia proviene dal Mississippi, uno degli Stati più razzisti d’America. Emmett, che ha 14 anni, parte per un breve viaggio per far visita ai suoi parenti. Nonostante le avvertenze della madre – che gli dice di prestare molta attenzione –, Emmett sarà pestato a botte e gettato nel fiume solo per aver rivolto un po’ troppo la parola a una donna bianca.

Mamie farà di tutto per dare giustizia al suo unico figlio, diffondendo le foto del cadavere completamente sfigurato e martoriato. La vicenda sconvolse l’America e contribuì a rafforzare il Movimento per i diritti civili degli afroamericani. Ma i responsabili dell’omicidio (il processo/falsa si svolse nel Mississippi) non furono mai puniti né si pentirono perché, per loro, uccidere un nero era come ammazzare uno scarafaggio.

Il film, che è diretto da Chinonye Chukwu, è come un pugno allo stomaco: ti lascia senza parole perché ti toglie il fiato, sequenza per sequenza, attimo per attimo. Mediante l’archetipo della madre, la regista racconta una vicenda toccante ripercorrendo non solo una parte della lotta per i diritti delle persone di colore in America ma anche mostrandoci come il pregiudizio razziale possa rendere le persone (compresi i giudici) disumane e folli. Nel cast della pellicola ritroviamo tra gli altri anche Whoopi Goldberg e Frankie Faison. Da vedere per riflettere! Maria Ianniciello

Commenti

commenti

Maria Ianniciello

Mi chiamo Maria Ianniciello. Il mio nome intero è però Ianniciello Maria Carmela ma per comodità mi firmo solo Maria. Sono iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania dal 2007, nell’elenco dei Pubblicisti. Laureata in Lettere (vecchio ordinamento) con il massimo dei voti presso l’Università di Roma Tor Vergata, ho dedicato gli ultimi vent’anni della mia carriera allo studio dei nuovi e dei ‘vecchi’ Media. Nel 2008 ho fondato questo portale dove tuttora mi occupo di analisi del linguaggio cinematografico, televisivo ed editoriale (saggi, libri per bambini e romanzi). Ho lavorato per testate giornalistiche dell’Irpinia e del Sannio, curando anche uffici stampa. Nel 2018 mi sono diplomata in Naturopatia a indirizzo psicosomatico presso l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica di Milano, diretto dal professor Raffaele Morelli. Ho conseguito poi il Master in Lettura del Corpo mediante la Psicosomatica nel 2019 con la dottoressa Maria Montalto. La conoscenza della Psicologia (disciplina a cui sto dedicando gran parte delle mie ricerche) mi permette di esaminare i nuovi e i vecchi Media con un approccio integrato e molto innovativo.

Lascia un commento