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Niente di nuovo sul fronte occidentale, film da Oscar

Niente di nuovo sul fronte occidentale: recensione

Cadaveri, tanti cadaveri, in un contesto desolato. La nebbia avvolge le trincee dove tra il filo spinato perdono la vita centinaia di uomini al giorno. Le speranze sono infrante, il desiderio di normalità è una scintilla che si spegne attimo per attimo. Niente di nuovo sul fronte occidentale è un film bellico che racconta gli effetti della retorica di guerra, con campi lunghi e medi che si alternano a pochi primi piani.

Le riprese dall’alto creano un senso di desolazione, definendo il contesto, mentre la morte entra nelle menti dei soldati, molti dei quali vanno al fronte carichi di entusiasmo per poi rendersi conto immediatamente che niente è come lo si immaginava. C’è sempre qualcuno, in genere una nuova recluta, che raccoglie le piastrine, dopo la battaglia, sulle quali sono incise le generalità del caduto. Già: le piastrine. Che guarda caso si chiamano proprio come quei frammenti di citoplasma che riparano le ferite. Ma qui ogni ferita, soprattutto dell’anima, non è facile da sanare. Le ferite sanguinano ininterrottamente, senza sosta, anche ad un passo dal cessato il fuoco.

Niente di nuovo sul fronte occidentale ci porta tra le trincee dei tedeschi, alternando momenti di quiete, in cui si mangia e si fantastica sulle donne, alle ore atroci in cui si combatte. In questo flm non esistono vinti né vincitori, non ci sono eroi. La pellicola ci dice che in guerra si perde sempre. Il regista Edward Berger non entra nelle vite private dei soldati. Non sappiamo praticamente nulla di Paul (Felix Kammerer): lo vediamo combattere, ridere, piangere. Lo vediamo affezionarsi agli altri soldati e dispiacersi per aver ucciso il nemico in un corpo a corpo inevitabile. E sappiamo nel lungometraggio ben poco del diplomatico Matthias Erzberger (Daniel Brühl).

La guerra qui viene vista con estrema veridicità e le immagini diventano parole. “Tutto questo è come la febbre, nessuno la vuole e di colpo mezzo mondo è contagiato (…) Dio sta a guardare mentre ci massacriamo. Ma in fondo che ne so io, sono solo un paio di stivali con un fucile”, dice un soldato ad un attonito Paul, poco prima dell’armistizio.

Si tratta insomma di una pellicola che dal punto di vista stilistico si pone a metà strada tra 1917 e Dunkirk. Meno corale i quest’ultimo ma non eccessivamente intimistico, questo film pone le persone al centro, con le loro molteplici sfaccettature, uscendo dalla narrazione abusata del viaggio dell’eroe. La prima guerra mondiale o anche Grande Guerra fu logorante sul fronte occidentale, perché in quattro anni morirono nelle trincee 3 milioni di soldati. A causa di questo conflitto persero la vita 17 milioni di persone. Ma la grande guerra pose anche le basi, proprio a causa dei trattati, che penalizzavano molto la Germania, per il conflitto successivo.

Niente di nuovo sul fronte occidentale è il terzo adattamento cinematografico del romanzo di Erich Maria Remarque. Il film ha ricevuto quattro premi Oscar nel 2023, tra cui la statuetta per il miglior film straniero. Lo trovate su Netflix. Maria Ianniciello

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Maria Ianniciello

Mi chiamo Maria Ianniciello. Il mio nome intero è però Ianniciello Maria Carmela ma per comodità mi firmo solo Maria. Sono iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania dal 2007, nell’elenco dei Pubblicisti. Laureata in Lettere (vecchio ordinamento) con il massimo dei voti presso l’Università di Roma Tor Vergata, ho dedicato gli ultimi vent’anni della mia carriera allo studio dei nuovi e dei ‘vecchi’ Media. Nel 2008 ho fondato questo portale dove tuttora mi occupo di analisi del linguaggio cinematografico, televisivo ed editoriale (saggi, libri per bambini e romanzi). Ho lavorato per testate giornalistiche dell’Irpinia e del Sannio, curando anche uffici stampa. Nel 2018 mi sono diplomata in Naturopatia a indirizzo psicosomatico presso l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica di Milano, diretto dal professor Raffaele Morelli. Ho conseguito poi il Master in Lettura del Corpo mediante la Psicosomatica nel 2019 con la dottoressa Maria Montalto. La conoscenza della Psicologia (disciplina a cui sto dedicando gran parte delle mie ricerche) mi permette di esaminare i nuovi e i vecchi Media con un approccio integrato e molto innovativo.

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