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Brado, il film di (e con) Kim Rossi Stuart

Brado, il terzo film da regista di Kim Rossi Stuart, è come un pugno allo stomaco inaspettato, che ti lascia senza fiato, soprattutto nel finale toccante. Il regista, che è anche attore in questa pellicola, non ci vuole rassicurare, né pretende di darci lezioni su come un padre debba amare un figlio o viceversa.

Recensione di Brado

La lucidità con la quale Kim Rossi Stuart usa la macchina da presa è encomiabile, nessuna pretesa di emozionare e coinvolgere ma solo la volontà di alzare i riflettori, alla sua maniera, su un rapporto che spesso è molto conflittuale. Ed usa l’espediente dell’addestramento di un cavallo selvatico per avvicinare Tommaso (Saul Nanni) al padre Renato (Kim Rossi Stuart). Ma il ragazzo non ha più fiducia nel genitore che, pieno di debiti, continua a mantenere in piedi un ranch che cade a pezzi. Eppure Tommaso somiglia molto a suo padre, non solo per l’aspetto ma anche per i comportamenti.

Il ragazzo soffre di una forma di dipendenza affettiva perché è ingabbiato in un rapporto disfunzionale che lo porta ad accogliere l’ex fidanzata, che dopo averlo tradito, cerca il suo perdono. Lo schema psicologico si ripete più volte, fino a quando – proprio grazie al cavallo imbizzarrito che Tommaso deve addestrare (ed è un modo anche per dialogare con i propri istinti in maniera più assertiva) – non riesce a liberarsi da questo tormento amoroso. Anche Renato faceva lo stesso con la moglie (Borbora Bobulova) accogliendola dopo un tradimento fino a quando lei non se ne andava di nuovo.

Brado parla di relazioni, di vecchie ferite e di seconde occasioni, parla di morte e di rinascita, ma anche di senso di smarrimento. In una società che apprezza il lieto fine Brado disorienta più volte, scuotendo lo spettatore in modo naturale, senza la pretesa di farlo. La macchina da presa si mantiene a distanza, sempre, anche nelle sequenze più cruciali. Pochissimi, anzi quasi nulli, sono i primi piani, molti invece i campi medi. C’è la fotografia di Clint Eastwood in questo film, e c’è anche molta filmografia del cinema western. Lo trovi su Prime Video, in abbonamento, su Sky, e a noleggio sulle varie piattaforme streaming. Maria Ianniciello

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Maria Ianniciello

Mi chiamo Maria Ianniciello. Il mio nome intero è però Ianniciello Maria Carmela ma per comodità mi firmo solo Maria. Sono iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania dal 2007, nell’elenco dei Pubblicisti. Laureata in Lettere (vecchio ordinamento) con il massimo dei voti presso l’Università di Roma Tor Vergata, ho dedicato gli ultimi vent’anni della mia carriera allo studio dei nuovi e dei ‘vecchi’ Media. Nel 2008 ho fondato questo portale dove tuttora mi occupo di analisi del linguaggio cinematografico, televisivo ed editoriale (saggi, libri per bambini e romanzi). Ho lavorato per testate giornalistiche dell’Irpinia e del Sannio, curando anche uffici stampa. Nel 2018 mi sono diplomata in Naturopatia a indirizzo psicosomatico presso l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica di Milano, diretto dal professor Raffaele Morelli. Ho conseguito poi il Master in Lettura del Corpo mediante la Psicosomatica nel 2019 con la dottoressa Maria Montalto. La conoscenza della Psicologia (disciplina a cui sto dedicando gran parte delle mie ricerche) mi permette di esaminare i nuovi e i vecchi Media con un approccio integrato e molto innovativo.

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