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Luce, il film con Tim Roth e Naomi Watts

Luce: recensione del film

Semplicemente Luce. Il film di Julius Onah (uscito nel 2019, adesso è su Netflix) prende il titolo dal nome del protagonista, un ragazzo eritreo che è stato adottato da una coppia bianca degli Stati Uniti.

Kelvin Harrison Jr è bravo nei panni di questo adolescente che, dopo essere stato sottratto dalla guerra e dalla fame, si è adattato alla mentalità americana troppo performante, dopo un periodo di grande disorientamento e molte sedute di psicoterapia. Peter ed Amy Edgar (interpretati da Naomi Watts e Tim Roth) sono riusciti a trasformare Luce, cambiandogli anche il nome, in uno studente modello che eccelle in tutto ciò che fa, compreso lo sport. Eppure è difficile cancellare una parte della vita di una persona, soprattutto l’infanzia.

Tutto cambia quando il ragazzo scrive un tema che sconvolge l’insegnante di Lettere, Harriet Wilson (Octavia Spencer), un’afroamericana progressista. Nel compito il giovane elogiava le gesta di un pericoloso rivoluzionario eritreo. Quando la docente informa la madre Amy del contenuto del tema, le cose cominciano a complicarsi non per il protagonista bensì per l’insegnante.

Tante domande nel film

Luce è davvero il ragazzo perfetto che dice di essere? E che cos’è la perfezione? Quanto conta l’essere e quanto conta l’apparenza nella società americana? Il film non riesce a rispondere fino in fondo a questi interrogativi ma almeno ci prova, dando la percezione che nella società statunitense stia accadendo qualcosa di molto pericoloso.

In nome del progresso e di un’immagine stereotipata del sogno americano, si ha sempre più la sensazione che si voglia estirpare ogni segno di malessere, ogni forma di disagio, ogni moto di ribellione dal modello umano di perfezione che è stato creato.

La dinamica è questa: si prende un essere umano che corrisponde agli standard di eccellenza e lo si rende un modello. Ma si tratta sempre di un essere umano, con le sue insicurezze, le sue fragilità, le sue opinioni che non possono sempre le stesse in ogni fase della propria esistenza. Nel modello c’è una persona che sbaglia, che compie anche delle azioni negative. Insomma, c’è un essere umano che vive! Luce parla di questo e molto altro senza infamia e senza eccessiva lode. Il lungometraggio è l’adattamento cinematografico dell’opera teatrale di J.C. Lee. Maria Ianniciello

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Maria Ianniciello

Giornalista culturale. Podcaster. Scrivo di cultura dal 2008. Mi sono laureata in Lettere (vecchio ordinamento) nel 2005, con il massimo dei voti, presso l'Università di Roma Tor Vergata, discutendo una tesi in Storia contemporanea sulla Guerra del Vietnam vista dalla stampa cattolica italiana. Ho lavorato in redazioni e uffici stampa dell'Irpinia e del Sannio. Nel 2008 ho creato il portale culturaeculture.it, dove tuttora mi occupo di libri, film, serie tv e documentari con uno sguardo attento alle pari opportunità e ai temi sociali. Nel 2010 ho pubblicato un romanzo giovanile (scritto quando avevo 16 anni) sulla guerra del Vietnam dal titolo 'Conflitti'. Amo la Psicologia (disciplina molto importante e utile per una recensionista di romanzi, film e serie tv). Ho studiato presso l'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica il linguaggio del corpo mediante la Psicosomatica, diplomandomi nel 2018 in Naturopatia. Amo la natura, gli animali...le piante, la montagna, il mare. Cosa aggiungere? Sono sposata con Carmine e sono mamma del piccolo Emanuele

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