Oltre l’universo: recensione del film e trama

Può l’amore romantico unire gli amanti in un unico afflato che rompe lo spazio e il tempo diventando Infinito? Il film ‘Oltre l’universo’ non ha la pretesa di dare una risposta filosofica e trascendentale a questa domanda. Ma il lungometraggio riesce a fare una piccola e singolare considerazione sull’amore senza disperdersi nel mare magnum delle tante, forse troppe, pellicole romantiche.

La produzione è brasiliana. Visibile su Netflix, il film è girato in lingua portoghese (con doppiaggio italiano) ed è diretto da Diego Freitas che strizza l’occhio alle più grandi produzioni americane di un genere cinematografico che continua ad esercitare un certo fascino soprattutto sul pubblico femminile.

Infatti, come in Autumn in New York (2000), l’eroina di questo film è una ragazza malata. Si chiama Nina (Giulia Be), ama suonare e sogna di fare la pianista. Orfana di genitori, la protagonista è stata cresciuta dai nonni; da piccola le viene diagnosticata una patologia autoimmune che arriva, quando è una giovane adulta, a comprometterle la funzionalità renale. Un giorno Nina incontra, proprio mentre sta suonando in una galleria della sua città, Gabriel (Henry Zaga) che poi scopre essere un medico tirocinante nonché figlio del direttore dell’ospedale dove si sta curando sin da bambina. Nina e Gabriel si innamorano. E qui mi fermo con il racconto per non rovinarti il gusto della sorpresa.  

‘Oltre l’universo’, strizzando l’occhio a pellicole come ‘Tutta colpa delle stelle’ (2014), subisce l’influenza della grande tradizione delle soap opera e delle telenovelas sudamericane perché la sceneggiatura pone l’accento sull’amore contrastato da un familiare, anche se senza troppa enfasi. Ma lo fa tenendo conto che i tempi sono cambiati e quindi creando figure umane secondarie moderne e personaggi principali (soprattutto la protagonista) molto più consapevoli e particolareggiati.

La pellicola riflette anche sul legame tra medico e paziente; dunque apre ad una breve considerazione sulla necessità di una Medicina più vicina ai pazienti che con umanità riesca a dare sollievo alla psiche come al corpo, anche nelle fasi terminali.

‘Oltre l’universo’ è in primis una metafora della vita, perché il film, attraverso le vicissitudini della protagonista – che è chiamata a superare molte prove – e del suo amato, ci dice che l’amore è un sentimento eterno che supera il visibile per abbracciare l’invisibile. L’amore, se è autentico e quindi non egoistico, completa gli amanti, elevandoli, facendo emergere in entrambi talenti e vocazioni, e offrendo loro una nuova prospettiva sulla vita. Insomma, il film è ideale per trascorrere una serata piacevole in coppia o in famiglia. Maria Ianniciello

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Maria Ianniciello

Giornalista culturale. Podcaster. Scrivo di cultura dal 2008. Mi sono laureata in Lettere (vecchio ordinamento) nel 2005, con il massimo dei voti, presso l'Università di Roma Tor Vergata, discutendo una tesi in Storia contemporanea sulla Guerra del Vietnam vista dalla stampa cattolica italiana. Ho lavorato in redazioni e uffici stampa dell'Irpinia e del Sannio. Nel 2008 ho creato il portale culturaeculture.it, dove tuttora mi occupo di libri, film, serie tv e documentari con uno sguardo attento alle pari opportunità e ai temi sociali. Nel 2010 ho pubblicato un romanzo giovanile (scritto quando avevo 16 anni) sulla guerra del Vietnam dal titolo 'Conflitti'. Amo la Psicologia (disciplina molto importante e utile per una recensionista di romanzi, film e serie tv). Ho studiato presso l'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica il linguaggio del corpo mediante la Psicosomatica, diplomandomi nel 2018 in Naturopatia. Amo la natura, gli animali...le piante, la montagna, il mare. Cosa aggiungere? Sono sposata con Carmine e sono mamma del piccolo Emanuele

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