La stranezza, Toni Servillo è Luigi Pirandello

Sono molto profondi, ricchi di significato e significanti i film del regista palermitano Roberto Andò che, dopo Il bambino nascosto, è tornato sul grande schermo con La stranezza, il lungometraggio dedicato alla figura di Luigi Pirandello. Il regista siciliano traspone in questo nuovo film una piccola parte dell’opera e della vita del grande drammaturgo forse anche mediante gli scritti di Leonardo Sciascia (in particolare il pamphlet Pirandello e la Sicilia) e, infatti, Andò dedica la sua nuova opera cinematografica proprio al maestro di Racalmuto.

Trama e recensione de La stranezza

La storia de La stranezza è inventata. Nei panni di Pirandello ritroviamo Toni Servillo che, mediante uno sguardo lungimirante e a volte anche crucciato, conferisce charme e acume al suo personaggio rendendolo senza tempo.

Il Maestro è già famoso quando arriva a Girgenti, dove lo accoglie la dolorosa notizia della morte di Maria Stella, la sua balia. Qui incontra due becchini sui generis che si dilettano a far teatro. Nofrio (Valentino Picone) e Bastiano (Salvatore Ficarra), accerchiati da figure umane molto singolari, stanno mettendo in scena un dramma. Pirandello conosce da vicino i due becchini, osservandoli fuori e dentro il palcoscenico, perché è costretto a trattenersi a Girgenti a causa di un ritardo nella tumulazione della sua amata balia. Da questa esperienza nascerà il suo capolavoro di metateatro, ovveroSei personaggi in cerca d’autore’.

La stranezza si avvicina con una certa compostezza ed eleganza ma mai con soggezione (determinante in tal senso è la presenza di Ficarra e Picone che danno dinamicità al film) a Luigi Pirandello mostrandocelo nelle sue luci e nelle sue ombre.

La follia nel teatro Pirandelliano

Il drammaturgo italiano va certamente inserito nel suo contesto pubblico e privato. La fine degli anni dieci e l’inizio dei venti segnano una definitiva svolta nelle vicende familiari, con l’allontanamento dalle donne. La moglie Antonietta (vediamo nel film alcune sequenze) verrà internata in una casa di cura romana sulla Nomentana.

Pirandello fu molto attento alla psiche, come del resto la maggior parte degli artisti e intellettuali del suo tempo. Difatti disse ad un giornalista: “Il pazzo costruisce senza logica che è forma. La forma è in contrasto con la vita. La vita è informe e illogica. Perciò io credo che i pazzi siano più vicini alla vita”. Stava cambiando la percezione della follia tramite la Psicoanalisi.

“Niente c’è di fissato e di determinato in noi. Noi abbiamo dentro tutte le possibilità. Tanto è vero che da noi impensabilmente e improvvisamente può scappare fuori il ladro, il pazzo”.  

Nel film si evincono queste prime idee che poi saranno al centro della teoria pirandelliana della vita e della forma. ‘Sei personaggi in cerca d’autore‘ fu rappresentato per la prima volta il 9 maggio del 1921 al Teatro Valle di Roma, dove ci fu una vera e propria diatriba tra tradizionalisti e innovatori.

La caduta della quarta parete e il metateatro

Con la caduta della quarta parete, Pirandello abbatte, forse nella sua più importante opera, il confine tra palcoscenico e platea, quel limite che divide la rappresentazione dalla realtà dimostrando che in ognuno di noi c’è un personaggio che vive fuori e dentro la scena. Con ‘I sei personaggi in cerca d’autore’ il teatro discute di se stesso, della vita e della forma.

“Un personaggio ha veramente una vita sua, segnata dai caratteri suoi, per cui è sempre qualcuno. Mentre un uomo può non essere nessuno”.

O meglio può essere uno, nessuno, centomila? E, mentre l’autore muore, il personaggio resta per sempre. Ora il teatro crea con Pirandello il suo doppio. Argò evidenzia questi concetti ne La stranezza con una certa semplicità, portando sullo schermo una storia diversa che sa di Sicilia e di Novecento ma contemporanea nei modi e nelle forme. Maria Ianniciello

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