LA DEA DELL’AMORE

©Guido Vrola – Fotolia.com

Per la prima volta in Teatro, per diretta e gentile concessione di Woody Allen, arriva, in esclusiva sulle scene italiane, al Teatro dell’Angelo d Roma dal 26 dicembre al 3 febbraio,”La Dea dell’Amore”, uno dei più divertenti film di Allen degli ultimi anni, interpretato e diretto da Antonello Avallone, definito dalla critica di tutta Italia il Woody Allen italiano, già dal 1992. Paradossale, imprevedibile e autoironico, Allen mescola le abituali nevrosi newyorkesi con il piacere per la messa in scena, addirittura sostituendo il tradizionale lettino dello psicoanalista con personaggi da coro greco: un capolavoro di equilibrio visivo e narrativo, di humour, di tempismo comico. La versione teatrale rispetta fedelmente il testo e restituisce un’originalissima comicità, accessibile anche al pubblico italiano, arricchita da gustosi siparietti a sfondo sessuale, che risultano la parte più esilarante dello spettacolo. Il personaggio del corifeo, ruolo interpretato da Sergio Fiorentini (nel film Murray Abraham), accoglie e restituisce tutta l’ironia del capo del coro greco e divide con Avallone-Allen una serie di divertentissimi dialoghi che fondono i più alti concetti filosofici con la spicciola quotidianità della vita.

LA TRAMA

Lenny, giornalista sportivo sposato con Amanda, si lascia da lei convincere ad adottare un bambino. Il bimbo, con la sua intelligenza e vivacità, lo strega al tal punto da fargli nascere l’ossessione di scoprire quali siano i reali genitori. La ricerca ha risultati sconcertanti: la madre è tale Judy Orgasm, il cui nome d’arte è tutto un programma. L’attonito Lenny intraprende così una strana e per lo più platonica relazione con la giovane attrice porno e prostituta a tempo perso, alla quale cerca di procurare un minimo di rispettabilità. Parallelamente deve tenere a bada una moglie irrequieta e uno strano coro greco con velleità canterine, che fa da contrappunto alle sue decisioni.

 IL COMMENTO DI AVALLONE

“Difficilissima la trasposizione teatrale di una sceneggiatura cinematografica, neanche a dirlo; le inquadrature, la fotografia, i primi piani, sostengono la scrittura e, fondamentalmente, la sceneggiatura è scritta per lo schermo. Numerose le operazioni deludenti. A volte, però, succede che il soggetto e i dialoghi sono talmente intensi e originali, che con un po’ di attenzione, cercando di dimenticare il film e di rendersi conto che ci si trova su un palco, dal vivo, davanti ad uno spettatore, i risultati possono essere soddisfacenti. L’adattamento di Giorgio Mariuzzo e la mia esperienza in operazioni del genere credo proprio abbiano prodotto un risultato di tutto rispetto. Tra l’altro non è certo la mia prima volta con i testi di Woody, lo rappresento dal 1992 con grande successo di critica e, devo dire, con mio grande piacere. Il mio intento è stato quello di non tradire le atmosfere del film, di esaltare la comicità tipica di Allen, di spingere, ove possibile, sul lato romantico della commedia e di dare il giusto rilievo al coro greco, qui con spiccate velleità canterine, al quale sono affidati deliziosi siparietti greco – newyorkesi. Allen ha immaginato un soggetto da tragedia greca che, nella società di oggi, diventa commedia. Un giornalista sportivo, Lenny, insieme alla sua giovane moglie in carriera, adottano un figlio. Il bambino mostra grandi qualità intellettive e allora scatta una molla nella mente di Lenny :chi è la madre ? Il percorso di raggiungimento del fine è commentato e ostacolato da personaggi come Cassandra, il Corifeo, il coro. Il desiderio di sapere permette a Lenny di trovare la madre di suo figlio che, con suo grande sgomento, è un’attrice porno. Una ragazza candida, però, ingenua, romantica, con un passato difficilissimo. 12 attori in scena. Tra questi la preziosa presenza di Sergio Fiorentini, nel ruolo del corifeo, interpretato nel film da Abraham Murray e di Ketty Di Porto, selezionata tra tante attrici, con l’approvazione di Mister Woody Allen, nel delicatissimo ruolo che fu di Mira Sorvino, vincitrice di un Oscar proprio per questa interpretazine. Una scommessa, un desiderio, un atto d’amore, la volontà di portare in scena una commedia comica d’autore, dove le risate sono intelligenti, mai fini a se stesse, e nella quale si toccano tanti sentimenti ed emozioni. Quelli che uno spettacolo teatrale, comico o drammatico che sia, deve sempre trasmettere perché il Teatro sia ancora degno di questo nome.”

Antonello Avallone

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto