IL BACIO, DELIGHTS AND DANGERS

Un bacio d’amore si scioglie sulle vostre labbra, e voi sprofondate nel piacere. Favoloso? No, se ci restate completamente tramortiti avete un problema serio, si tratta di AWE secondo studi recenti. “Quando provate il piacere fisico in modo troppo intenso, potreste subire una implosione emozionale   – ha scritto Paul Pearsall, guru della neuropsichiatria odierna –   con conseguenti effetti di perdita totale della coscienza, appunto Advanced Wave Effects, perché delights and dangers, delizie e pericoliprocedono insieme. Le cause sono genetiche, ci vorrà molto tempo per trovare una cura”. Ma Pearsall è morto e, purtroppo, la cura arriverà chissà quando. Purtroppo? Nel dubbio che anche un solo bacio possa causare danni irreparabili, sono andato in giro a raccontare che il piacere fisico fa male alla salute, a raccomandare di fare attenzione, a che cosa non saprei. Però nessuno s’è impressionato, qualche amico mi ha risposto “tanto… piacere, tra poco è San Valentino e un bacio non ha mai ammazzato nessuno!”. Rincuorato, tendo ad essere d’accordo. Altro che AWE, di baci non si muore, i giovani non vogliono farne a meno, anzi spiattellano sui muri tutti i fatti loro, baci, sogni e poesia, anche se poi neigraffiti urbani un bacio disegnato in modo esplicito non l’ho mai trovato.

Di solito trovo sigle, che per capirle dovrei appartenere al mondo di chi le produce. Xd sXqv leggo su un muro ad Ascoli Piceno, qualcuno mi spiega che Xd  vuol dire PERdonamima anche BACIOdonami, cioè dammi un bacio, perché la lettera X è formata da due bocche che si toccano, una da sinistra e una da destra, o una da sopra e l’altra da sotto. Ringrazio: “E’ facile, ho capito, c’è un traditore pentito che chiede un bacio. E che altro vuole con sXqv?”. Risposta: “No, quello l’ha scritto poi la sua tonna, lo perdona ma soloPERquestavolta. Si è fatta zuccherare da quel palloso crybaby”. Reagisco a modo mio: “Di tonni non so granché, io mi intendo di baci d’autore. Tu sai qualcosa del bacio in volo immaginato da Chagall, o dei baci di Picasso Brancusi? E sai perché Magritte ha dipinto due amanti che si baciano con le teste ammantate? Se uno non è un tonno e guarda quei capolavori con calma, può capire che i nuovi linguaggi figurativi dicono meglio dei graffiti urbani che l’arte è invenzione, non copia della realtà”. Incuriositi, altri ragazzi si avvicinano, mi accompagnano al tavolo di un caffè nella monumentale Piazza del Popolo di Ascoli, e io spiego che il bacio è anche letteratura e che è stato un Santo a indagare come ci si baciava nell’antichità. Nel VI secolo, Sant’Isidoro da Siviglia scrisse che i Romani chiamavano basium quello che si danno gli innamorati accennando a una b per fondere insieme le loro labbra; invece il bacio erotico che davano alle prostitute era detto savium, la cui  richiamava sapor e sàpere (sapore e… assaporare); il bacetto affettuoso che diamo ai bambini, conclude il Santo, era l’osculum (diminutivo di os, ‘bocca’ in latino).

Una ragazza azzarda: forse da osculum deriva Asculum, e così la nostra Ascoli sarebbe la città dei baci affettuosi! Vorrei risponderle che agli ascolani non converrebbe, perché proprio adesso è stato scoperto che i baci possono comportare rischi di AWE svenimenti, danni incurabili alla salute. Ma preferisco verificarlo in concreto, punto il dito e le chiedo: “Tu, la prima volta, sei svenuta?”. E lei, sorpresa e un po’ imbarazzata: “Mmm… la prima volta, ma lei intende il… bacio? Ah si, macché svenuta, il primo bacio che schifo, puah. Però il secondo… wooow!!!!!!… ho chiuso gli occhi e non ho capito più niente”.

Elio Galasso

Commenti

commenti

Elio Galasso

ELIO GALASSO, Direttore del Museo del Sannio in Benevento dal 1973, oggi Direttore Emerito, è uno dei maggiori esponenti della nuova museologia italiana. Teorico e operatore, ha potenziato la specificità di un Istituto dotato di un vasto e variegato patrimonio di beni culturali plurisecolari, relativo alla civiltà dell’area beneventana e del Mezzogiorno interno, aggiornandolo e rendendolo esemplare per ordinamento scientifico, allestimento espositivo, ricerca culturale policentrica e organizzazione delle attività: il museo è oggi presente nei testi accademici, nel lavoro universitario, nei manuali. Con saggi su tematiche emergenti della museologia, con riflessioni sugli apporti della comunicazione estetica e con mostre sulle più attuali questioni dell’ arte, Elio Galasso ha esplorato versanti inediti della immagine nella fotografia, nella grafica, nel video, caratterizzandosi per gli arditi confronti tra antico e contemporaneo: numerosi i cataloghi di rassegne di larga risonanza da lui organizzate, quali La PostAvanguardia, Geometria e ricerca, Memorie e immagini, Arcaico contemporaneo, L’immaginario tecnologico, Sud design, Trame di fotografia, New Technologies. Dagli Anni Ottanta ha studiato il rapporto creatività/musealizzazione in una visione critica che non privilegia il momento sistematico rispetto a quello inventivo, ma configura una totalità in cui coesistono valori disciplinari e umani del fenomeno creativo. Individuando una possibile coniugazione fra progettualità dell’immagine e istanze teoriche di analisi e fruizione, ha approfondito i caratteri della genesi artistica anche nel settore della ricerca di laboratorio teatrale: dal 1981 al 1983 ha presentato, per la prima volta in Italia, una rassegna internazionale dal titolo Teatro Oggi, con l’intervento di teatranti e critici di diverse aree europee, per delineare singolari risonanze tra le sperimentazioni dell’arte drammatica e le performances della body-art cui pervenivano le arti visive. Del suo lavoro ha dato conto in congressi e in lezioni presso organismi prestigiosi di cultura in Italia, in Belgio, in Polonia, in Germania, in Bulgaria e in comunicazioni scientifiche per istituzioni museali europee e americane, in particolare per il magazine statunitense ‘Afterimage’. Sue pubblicazioni sono nelle collezioni della Library of Congress di Washington USA, del British Museum di Londra e di molte Biblioteche e Accademie in Francia, in Spagna, in Grecia. Periodicamente ha presentato artisti italiani ed esteri (Robert Carroll, Fred Forest, Chana Orloff, André Masson, Richard Martell, Orlando Campos, Mit Mitropoulos, fra i tanti) e mostre d’arte antica e moderna, con particolare attenzione all’incisione, all’architettura, al design. Il suo ininterrotto contatto con l’ambiente intellettuale napoletano, salernitano e romano, ha alimentato una trama di relazioni complessa e feconda, che ha visto personalità autorevoli. Si coagulavano attorno all’Istituto consensi e sostegni, fra gli altri quello dell’ “Associazione Amici del Museo del Sannio”, mentre si diffondeva dall’area beneventana un fervore creativo nel quale emersero figure di artisti, come Mimmo Paladino, capaci di ascendere a dimensione internazionale. Capi di Stato, esponenti del mondo politico e intellettuali di spicco di ogni provenienza programmavano incontri nel Museo del Sannio. Numerosi i contributi di Elio Galasso alla interpretazione della storia della cultura meridionale, e beneventana in particolare. Tra i più noti: Oreficeria medievale in Campania, Vanvitelli a Benevento, Achille Vianelli nella cultura figurativa italiana, Fortuna di Michelangelo nell’incisione, La scrittura beneventana nelle epigrafi dell’ Alto Medioevo, Tra i Sanniti in terra beneventana, Le Forche Caudine tra mito e realtà, Il soldo d’oro beneventano dollaro dell’Alto Medioevo, Langobardia Minor, Brigantaggio sul Matese, L’arme del Comune di Benevento, Saggi di storia beneventana, Il Chiostro di Santa Sofia a Benevento, Salvator Rosa e le sue figurine d’acquaforte, Montecitorio 1872 in caricatura nelle litografie di Antonio Manganaro, Benevento com’era, Torrecuso il tempo rubato, Ariano Irpino i sogni i silenzi, Ritrovare Ponte, L’abbazia longobarda di San Vittorino a Benevento, Caratteri paleografici e diplomatici dell’atto privato nei documenti beneventani anteriori al Mille, Monumenti e opere d’arte di Benevento nell’incisione; Mosaico beneventano; Tesori e cavalieri del Trecento, I rilievi gladiatorii di Benevento, Iside madonna e strega di Benevento, Streghe diavoli e morte, Settecento beneventano in trasparenza, e il monumentale volume Benevento pubblicato da Editalia, antologia di testi d’epoca sulla città, corredata da vedute coeve. Da tale tipo di studi, che hanno determinato sviluppi decisivi nella struttura del Museo del Sannio, è scaturita l’esigenza di dotare l’Istituto di Laboratori per analisi fotografiche e per restauri, nonché di una Biblioteca specializzata con annessa Sala di Studio. A sua volta, il patrimonio dell’Istituto si è pressoché duplicato per acquisti e donazioni, e per l’identificazione puntuale delle opere - oggi circa sessantamila -, disponibili allo studio e alla visione tanto nelle sale di esposizione quanto negli ordinati magazzini. Contemporaneamente, Elio Galasso individuava nelle testimonianze archeologiche, artistiche, storiche e documentarie del territorio, in possesso anche di privati, una risorsa pressoché ignorata e inutilizzata, ma adeguata per qualità a sperimentare le acquisizioni teoriche della nuova museologia; ne sottolineava alle amministrazioni pubbliche le valenze formative ed economiche; ne proponeva l’acquisizione per istituire organismi museali giuridicamente e tecnicamente impostati che, avvalendosi di contributi finanziari statali, regionali e privati, e dell’assistenza scientifica delle Soprintendenze competenti per territorio, avviavano nella Campania interna un primo esempio di ‘rete museale’ attiva. Nascevano così, in sedi di alta dignità, il Museo Civico di Airola, valorizzato dalla pubblicazione di studi sulla locale chiesa dell’Annunziata di ascendenza vanvitelliana, ricca di opere d’arte e strumenti musicali antichi; la Galleria d’Arte Contemporanea di Torrecuso costituitasi con la innovativa rassegna annuale ‘Cittadella dell’Arte’; il Centro documentario di Ponte nella chiesa dell’Abbazia longobarda di Sant’Anastasia scoperta da Elio Galasso e restaurata dopo la sua segnalazione nella guida rossa ‘Campania’ del Touring Club Italiano; il Museo Comunale di Ariano Irpino dotato di raccolte archeologiche e di ceramiche popolari; il Museo Civico di Cerreto Sannita che costituisce una delle rare raccolte pubbliche di esemplari della ceramica cerretese e laurentina. Interconnessi e guidati tutti da Elio Galasso, essi davano vita ad una serie di iniziative e di studi dati alle stampe per le edizioni dei rispettivi comuni. Ma il risultato più significativo e duraturo dell’azione di Elio Galasso è senza dubbio l’aver costantemente affermato l’organica complementarità dei musei non statali della Campania - il Filangieri di Napoli, il Correale di Sorrento, il Museo Campano di Capua, l’Irpino di Avellino, il Museo della Ceramica di Vietri sul Mare, il Museo di Nocera Inferiore, il Museo Archeologico della Lucania Occidentale nella Certosa di Padula, il Museo Archeologico Provinciale di Salerno, oltre che il Museo del Sannio di Benevento - ottenendo, mediante l’impegno del CO.BE.CAM., consorzio di imprese appositamente costituito, l’inclusione di tutti quegli Istituti nel progetto “Musei della Campania: verso un sistema regionale integrato di valorizzazione” ai sensi della Legge 48/1986 e della Legge 160/1988. Finanziato dal Ministero per i Beni Culturali e, per quel che riguarda il Sannio concretamente assecondato dall’Amministrazione Provinciale di Benevento, esso ha realizzato il ripristino filologico e l’adeguamento architettonico dell’intera sede del Museo del Sannio, già dell’Abbazia benedettina di Santa Sofia - con la Chiesa longobarda e il Chiostro romanico - fino alla riapertura dell’Istituto al pubblico e agli studiosi nel 1999 dopo un decennio di lavori su progetto di Ezio De Felice. rendendo atto delle prospettive che si aprono per il Museo del Sannio, il Consiglio Provinciale di Benevento ne ha avviato nel 2004 la trasformazione in Fondazione. Presente in vari organismi di cultura non soltanto italiani, Elio Galasso, eletto con votazione unanime dall’Assemblea Generale dell’A.N.M.L.I. - l’Associazione Nazionale rappresentativa dei musei di Province, Comuni, Università, Fondazioni - è stato uno dei cinque componenti del Consiglio Direttivo che governa la vita di quell’Associazione, promuove studi di museologia e museografia, elabora proposte di normativa specifica per il Ministero per i Beni Culturali.

Lascia un commento