DEA Trio, il disco Secret Love e il Pomigliano Jazz

In Secret Love, il primo disco del DEA Trio (il maiuscolo è d’obbligo, essendo formato dall’acronimo dei nomi di battesimo dei tre musicisti che compongono la formazione: Daniele Sorrentino al basso e contrabbasso, Elio Coppola alla batteria e Andrea Rea al pianoforte) in uscita il 17 settembre, in concomitanza con la loro partecipazione al Pomigliano Jazz Festival, esiste essenzialmente un solo protagonista, che è il virtuosismo. Non si tratta però di quel tipo di virtuosismo sterile fine a se stesso, ma di quanto deriva invece dal piacere di suonare in perfetto accordo con dei colleghi con cui esiste un comprovato affiatamento (si tratta sì del primo disco sotto questo nome, ma il terzetto alla base del DEA Trio in realtà ha, nel corso degli ultimi quindici anni, fatto parte di diverse formazioni, affinando evidentemente sintonia e intesa). Ascoltare le otto tracce che compongono la tracklist è dunque un viaggio in compagnia delle sette note e della musica, e di cosa sia il jazz nella visione artistica condivisa di questo trio. La cosa curiosa è che sembra di cogliere affiatamento ma anche “spiriti” diversi che si uniscono ma non si omologano, quando per esempio uno dei tre musicisti prende il lead e si lancia in un assolo lo fa con evidente personalità, in maniera da sottolineare al meglio le particolarità del proprio strumento (e l’anima dell’uomo che gli dà vita). Ma questo, lungi dal penalizzare il risultato diventa nell’effetto finale ricchezza, complessità, sfumature e diversità. In una parola: movimento.

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Trovano spazio, in questo progetto, tanto composizioni inedite che grandi classici del jazz. Se Dea è l’apertura, morbida e con un mood estremamente romantico, con cui si apre il disco, Little peach è invece la chiusura con il contrabbasso e il suo suono profondo a fungere da timone per lo sviluppo della composizione. La title track, il brano che presta il proprio nome anche alla raccolta, Secret Love, è giocato su un ritmo veloce ed elegante in cui il pianoforte si ritrova a costruire veloci arabeschi in libertà su un tappeto morbido che piano piano evolve grazie al basso e alla batteria fino alla bella chiusura con preparazione. Suddenly invece ha un attacco molto più incisivo, con delle armonie che certamente piaceranno moltissimo ai puristi del jazz. Discorso a parte meritano tre “riletture” di standard celeberrimi, di cui viene a volte reinterpretata, a volte stravolta la forma iniziale. Come nel caso per esempio di Fotografia, un brano di bossa nova che Antonio Carlos Jobim scrisse nel 1959, quasi irriconoscibile in questa versione del DEA Trio che gli regala una allure molto più rarefatta e per certi aspetti senza tempo, in cui il suono del pianoforte acquista la limpidezza del cristallo. The Duke invece, un classico che Dave Brubeck dedicò a Duke Ellington a metà degli anni ’40, è decisamente più vicina all’originale, ma gli è stato regalato all’inizio un ritmo diverso, più morbido, rallentato, intimista, che per certi aspetti (mi si conceda un paragone con la danza) ricorda lo stile sand dance che però ben presto si converte in un veloce tip tap.

Il risultato è sorprendente. Long ago and far away infine, una canzone di Jerome Kern e Ira Gershwin che Rita Hayworth cantava in “Fascino”, si trasforma da canzone d’amore in un pezzo in cui possiamo ritrovare tutto quello che rende in qualche modo speciale l’intero disco Secret Love del DEA Trio. C’è, come accennavo, virtuosismo. C’è velocità e ritmo. Passione. Ci sono assolo che dimostrano come si possa fare parte di un gruppo senza perdere la propria identità. C’è uno sviluppo. Amore e rispetto per la propria formazione. Brio. Joie de vivre. È, in una parola, trascinante. Come si accennava in apertura, anche il DEA Trio prende parte al ricco cartellone del Pomigliano Jazz Festival 2016 con un concerto, a ingresso gratuito, che si tiene sabato 17 settembre alle ore 20 al Parco Delle Acque di Pomigliano D’Arco. Secret Love esce lo stesso giorno: non penso esistesse modo migliore per celebrare la circostanza. A parte, ovviamente, approfittarne andando a godersi dal vivo questo gran bel jazz.

 

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