Capitale umano: in mostra il rapporto tra operai e industria

Max Alpert Worker, 1930 © Max Alpert, Courtesy of Nailya Alexander Gallery, New York
Max Alpert
Worker, 1930
© Max Alpert, Courtesy of Nailya Alexander Gallery, New York

Le macchine sostituiranno le persone oppure è solo fantascienza? “Il capitale umano” ha avuto un ruolo di primo piano nel processo d’industrializzazione che, a partire dal 1700, ha cambiato lo stile di vita dell’Occidente, il quale si è via via industrializzato, modificando il rapporto tra la terra e il contadino, basato sul tempo biologico. Gli orari della fabbrica hanno scandito e scandiscono ancora la vita di uomini e donne; la stessa figura della casalinga è nata con la rivoluzione industriale. L’uomo coltivava la terra e, prima della nascita delle industrie, basava la propria vita sull’alternarsi delle stagioni, proprio perché lavorava nei pressi di casa sua. Quindi, se da un lato l’avvento della fabbrica ha migliorato le condizioni di vita delle persone, dall’altro è stato anche deleterio, perché intere popolazioni sono state costrette a emigrare verso altri luoghi, spesso lontani addirittura dall’amata patria, com’è accaduto agli italiani, popolo di emigranti.

Antonio Paoletti Impresa Umberto Girola, Diga di Agaro, 1935-1941 © Antonio Paoletti, courtesy Michael Jakob
Antonio Paoletti
Impresa Umberto Girola, Diga di Agaro, 1935-1941
© Antonio Paoletti, courtesy Michael Jakob

Il rapporto tra l’industria e i lavoratori è al centro della mostra fotografica “Capitale umano”, allestita al MAST di Bologna dal 23 aprile al 30 agosto 2014. In esposizione le foto della terza selezione della collezione della Fondazione MAST, a cura di Urs Stahel: 256 immagini, scattate da anonimi e da amatori, ma anche da illustri fotografi, quali per esempio Jakob Tuggener, Robert Doisneau, Erich Lessing e Sebastião Salgado. Il percorso documenta anche il ruolo degli operai nello sviluppo socio-economico dell’Occidente, soffermandosi al contempo sul rapporto tra uomo e macchina.

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