Cambiare l’acqua ai fiori, il romanzo di Valérie Perrin

In un’epoca in cui anche la morte si fa spettacolo fuori e dentro il web, la scrittrice francese Valérie Perrin ha scelto di ambientare gran parte del suo romanzo, Cambiare l’acqua ai fiori (edizioni e/o), proprio in un cimitero.

Cambiare l’acqua ai fiori: recensione del romanzo

Violette è una donna mite che fa la guardiana in un cimitero di una piccola località francese. Il marito Philippe Toussaint un giorno è salito sulla sua motocicletta e non ha fatto più ritorno.

 “Mi chiamo Violette Toussaint”, dice di sé, “Facevo la guardiana di passaggio a livello, ora faccio la guardiana del cimitero. Assaporo la vita, la bevo a piccoli sorsi, come un tè al gelsomino con un po’ di miele. E la sera, quando il cancello del cimitero è chiuso e la chiave appesa alla porta, sono in paradiso. Non il paradiso dei miei vicini. No. Il paradiso dei vivi (…)”.

Cambiare l'acqua ai fiori

Lei – che ha affrontato il dolore e la perdita, immergendosi nel buio più profondo per risalirne grazie all’amico Sasha – accoglie i morti e i loro familiari affranti e annichiliti. Abbandonata alla nascita, Violette conosce il rifiuto, la separazione, l’abbandono in più momenti della sua esistenza: i genitori prima, poi la suocera che la odia, in seguito un trauma che sconvolge completamente la sua vita e infine la sparizione del marito. Tutto in lei sa di perdita. E lei per perdersi ancora di più continua a leggere l’unico libro della sua vita, Le regole della casa del sidro.

Eppure Violette abbraccia il dolore andando ad abitare proprio dove il respiro si esaurisce. Una sera si presenta alla sua porta Julien Fayolle, un poliziotto. Sua madre Iréne ha espresso la volontà di essere sepolta accanto a Gabriel Prudent, un famoso avvocato che è deceduto anni prima. Man mano che le pagine scorrono conosciamo la storia di Violette e insieme di Iréne in un viaggio che si fa sempre più coinvolgente. Valérie Perrin con una scrittura semplice e coinvolgente narra, attraverso Violette, più storie di amore e coraggio ma anche di dolore e trasformazione.

“(…) Il passato non è fertile quanto il concime che metto sulla terra, somiglia tutt’al più alla calce viva, un veleno che brucia i germogli. Sì, Violette, il passato è il veleno del presente. Rinvangare vuol dire un po’ morire (…)”

L’autrice francese ha scritto un libro intenso che, tramite capitoli brevi, alternando la prima alla terza persona, ispira ed emoziona i lettori. Il romanzo, che è uscito nel 2019, è ambientato tra la fine degli anni Ottanta e il primo ventennio del 2000. Lo trovi qui. Maria Ianniciello

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Maria Ianniciello

Giornalista culturale. Podcaster. Scrivo di cultura dal 2008. Mi sono laureata in Lettere (vecchio ordinamento) nel 2005, con il massimo dei voti, presso l'Università di Roma Tor Vergata, discutendo una tesi in Storia contemporanea sulla Guerra del Vietnam vista dalla stampa cattolica italiana. Ho lavorato in redazioni e uffici stampa dell'Irpinia e del Sannio. Nel 2008 ho creato il portale culturaeculture.it, dove tuttora mi occupo di libri, film, serie tv e documentari con uno sguardo attento alle pari opportunità e ai temi sociali. Nel 2010 ho pubblicato un romanzo giovanile (scritto quando avevo 16 anni) sulla guerra del Vietnam dal titolo 'Conflitti'. Amo la Psicologia (disciplina molto importante e utile per una recensionista di romanzi, film e serie tv). Ho studiato presso l'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica il linguaggio del corpo mediante la Psicosomatica, diplomandomi nel 2018 in Naturopatia. Amo la natura, gli animali...le piante, la montagna, il mare. Cosa aggiungere? Sono sposata con Carmine e sono mamma del piccolo Emanuele

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