Braccialetti rossi: il libro di Espinosa, la recensione

Braccialetti RossiUn libro come “Braccialetti rossi” di Albert Espinosa ti dà diverse lezioni, una su tutte è che per apprezzare la vita devi imparare a simpatizzare con la morte, a stimarla quasi, perché se non pensi mai alla morte, non riuscirai mai a conoscere e comprendere il significato profondo della tua esistenza, vissuta nella perenne preoccupazione della perdita, spesso immaginata e temuta tanto da non farci assaporare il presente, attimo per attimo, momento per momento. Perdere. Espinosa sa cosa vuol dire. Lui che ha perso un polmone e una gamba. Lui che oggi ha creato un ponte tra l’adolescenza – quando gli è stato diagnosticato il cancro – e l’età adulta. Nel libro, edito in Italia da Salani editori con Rai Eri, l’autore descrive un mondo in giallo, dove i sogni si possono realizzare solo se ci credi veramente, con tutto te stesso. La prosa è semplice, diretta, a tratti divertente, senza troppi giri di parole. Il rapporto tra l’autore e il lettore si fa viscerale, carnale… mano a mano che si procede con la lettura. Si tratta di un libro intenso, che ha ispirato la fortunata fiction di Rai 1. L’ingegnere scrittore ci consegna un testo fatto di scoperte quotidiane, che, traendo spunto dalla poesia “Autobiografia” di Gabriel Celaya, è suddiviso in quattro fasi: Per cominciare, Per continuare, Per vivere, E riposare. In ogni parte Espinosa, con l’entusiasmo di un quattordicenne e la saggezza del trentenne, ci svela le sue ventitré scoperte conducendoci nell’universo dei gialli. Chi sono? Non spetta a me dirvelo, vi rovinerei il gusto della scoperta, nel corso della quale proverete quelle emozioni che solo un viaggio iniziatico può donarvi. Perché la bellezza di queste pagine sta nella semplicità con cui è affrontato un argomento importante come la malattia. “Braccialetti rossi” è… come un treno che ti conduce al capolinea; è un’esperienza meravigliosa proprio come la vita che comincia con la nascita, quando ci danno il nome che ci codifica e ci identifica per sempre. “Ti mettono un nome e via. Vedetevela con la vita. Magari si potesse farne a meno di un nome”. 

Maria Ianniciello

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